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Il Pd ora sfida i 5 Stelle, Zingaretti: ​"Dico Sì al referendum Ma ora legge elettorale"

Il segretario del Pd non ha accantonato l'idea di una nuova legge elettorale. Nessuna paura per le consultazioni regionali. Mes? "È parte del progetto che abbiamo per la crescita e il benessere"

Il Pd ora sfida i 5 Stelle, Zingaretti: ​"Dico Sì al referendum Ma ora legge elettorale"

In una lunga intervista concessa al "Corriere della Sera", il segretario del Pd Nicola Zingaretti coglie l'occasione per tornare a discutere di una nuova legge elettorale. Un obiettivo raggiungibile, secondo il governatore della Regione Lazio, se vi è volontà politica. "Quando si parla di democrazia e istituzioni tutti i momenti sono buoni", spiega infatti il leader del Partito Democratico, che aggiunge: "Naturalmente accanto a questo c’è la priorità del lavoro, della scuola, della crescita. Confido che si possa aprire tutti assieme una fase nuova dove la politica diriga i grandi processi di trasformazione in corso e non li subisca".

Adesso, in ogni caso, l'attenzione dei cittadini è completamente rivolta alle prossime elezioni regionali ed al referendum tanto voluto dai 5Stelle. Zingaretti arriva ad affermare che il suo partito ha sempre sostenuto il taglio dei parlamentari, presentando anche delle proposte di legge. Per ottenere il favore dei nuovi alleati dem, tuttavia, i grillini hanno dovuto sottostare a delle condizioni: "Per votare 'Sì' e far nascere il governo abbiamo chiesto modifiche circa i regolamenti parlamentari e una nuova legge elettorale, per scongiurare rischi di distorsioni nella rappresentanza e tutelare adeguatamente i territori, il pluralismo e le minoranze", spiega infatti il segretario del Pd. "Tutta la maggioranza ha sottoscritto questo accordo, ora faccio un appello a finché sia onorato. Questo permetterebbe anche di interloquire con i tanti dubbi e le perplessità che stanno crescendo; soprattutto in riferimento ad una insopportabile campagna in atto all’insegna dell’anti-politica. Naturalmente il Sì va considerato solo un primo passo, in sé insufficiente di una riforma complessiva del bicameralismo e dell’insieme dell’attività legislativa. Come vede, pur nel pieno rispetto dell’autonomia di coscienza di ciascun cittadino, mi impegno a costruire le condizioni più ragionevoli alla scelta del 'Sì'".

Il tema si sposta poi sulle elezioni regionali, ormai prossime (20-21 settembre). Zingaretti si dice sicuro che, qualunque sia l'esito, questo cambierà la vita dei cittadini e, per tale ragione, il Partito democratico è più che mai intenzionato a vincere. Il fatto che, fatta eccezione per la Liguria, i pentastellati abbiano deciso di correre da soli non preoccupa il segretario dem. "Se al pronunciamento sono seguite rigidità e incoerenze, è un problema degli altri. Abbiamo, però, candidature e alleanze competitive ovunque. E nella società il Pd è il pilastro della battaglia contro la destra sovranista", sentenzia Zingaretti.

Quando il giornalista del "Corriere" gli chiede se darà le dimissioni in caso di sconfitta alle Regionali, il governatore del Lazio glissa con maestria. "Come abbiamo annunciato da tempo apriremo un grande dibattito sul futuro dell’Italia, a prescindere dal risultato che riusciremo ad ottenere e che riguarda il Pd, l’insieme dell’alleanza ed anche il governo nazionale", risponde. "Il Pd si candida a guidare con spirito unitario, la transizione ad un’altra Italia. Quando ci si chiede cos’è il Pd, io rispondo: il Pd è la garanzia ed il motore affinché le cose cambino in meglio. Quello che abbiamo fatto fin qui è stato importantissimo".

L'alleanza col Movimento 5 Stelle continuerà? Intanto resta la questione Virginia Raggi, che ha deciso di ricandidarsi come sindaco della Capitale. Zingaretti sorvola: "Il futuro sindaco di Roma sarà, nei prossimi anni, una delle personalità politiche di maggiore rilevanza in Italia e a livello internazionale. La superficialità con la quale nel caldo agostano è stato affrontato questo tema è imbarazzante e ha rimosso la portata di questa sfida con un fiorire di nomi senza senso e slegati a qualsiasi progetto". Intanto, precisa il presidente del Pd, il governo giallorosso va avanti: "Abbiamo deciso con Italia Viva, Leu e 5 Stelle di governare l’Italia per tutta la legislatura. È dunque un’alleanza che ha delle ambizioni politiche e una missione da realizzare. Tale alleanza si verifica ogni giorno nei processi reali".

Un'alleanza ora impegnata a risolvere l'impellente "problema scuola". Nessuna critica diretta verso il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina, ma Zingaretti ricorda: "Sono mesi che tutti i giorni stiamo ponendo questo tema. Da luglio abbiamo chiesto al governo un coordinamento interministeriale". Il ritorno dei ragazzi in classe potrebbe inoltre portare ad un aumento di contagi da Coronavirus. Zingaretti ne è sicuro: "È previsto. Il negazionismo è stata una propaganda sciagurata. Dobbiamo continuare a governare il problema nel delicato equilibrio tra aumento dei livelli di sicurezza e la necessità della ripresa delle attività sociali ed economiche".

Nessun passo indietro, poi, per quanto riguarda il Mes, ormai divenuto un chiodo fisso per il Partito democratico. "Non abbiamo mai smesso di porre questo tema. È parte del progetto che abbiamo per la crescita e il benessere che hanno assoluto bisogno di una linea di finanziamento enormemente più favorevole rispetto alle altre possibili", afferma infatti Zingaretti. "Noi cresceremo se la nostra proposta politica al paese potrà marciare, anche con mille difficoltà, ma nella dimensione reale.

Che allo stato attuale presuppone, non l’isolamento, piuttosto la sfida unitaria con gli altri".

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