Dai brindisi al Covid alle mascherine fantasma, per Nicola Zingaretti il coronavirus è una corsa a ostacoli. Con una serie di capitomboli che si allunga di giorno in giorno. L'ultimo è la generosa offerta, annunciata a favore di telecamera, di sottoporre a uno screening sierologico tutte le forze dell'ordine del Lazio e gli operatori del servizio sanitario.
«Sono in corso le procedure di evidenza pubblica aveva annunciato l'assessore alla Salute Alessio D'Amato per l'acquisto dei 300mila kit diagnostici. È la più grande indagine epidemiologica nel nostro Paese». Dai militari di Strade sicure alla Guardia costiera era anche partita l'organizzazione dei reparti per l'imponente mobilitazione di decine di migliaia di persone in pochi giorni, a partire dalla Guardia di finanza. Il 13 maggio, giorno del d-day, invece tutto fermo. La spiegazione è in una laconica comunicazione interna delle Fiamme gialle: «La Regione Lazio ha informato che a causa di un imprevisto ritardo nello sdoganamento delle apparecchiature necessarie per l'equipaggiamento delle unità mobili, non sarà possibile avviare le attività nella data prevista». Compagnia, dietrofront. E non senza qualche fastidio, a giudicare dal tono della missiva: «Considerati i non trascurabili, connessi incombenti organizzativi per tutti i Reparti del Corpo interessati, si è concordato di sospendere la programmazione in attesa di formale comunicazione dell'avvenuto apprestamento di quanto necessario da parte dell'Ente», firmato generale di Divisione Rosario Lorusso.
Dall'aperitivo con la comunità cinese alla torbida storia dell'acquisto di 35 milioni di mascherine fantasma da una società che tratta lampadine, è l'ennesimo flop di Zingaretti. «Continuano ad arrivarci dal Lazio - accusa il dirigente regionale della Lega Fabrizio Santori - segnalazioni sul malfunzionamento del servizio di monitoraggio del Coronavirus a sostegno di persone risultate positive. Ci sono persone che non riescono a mettersi in contatto con la Asl di competenza, abbandonate a loro stesse per giorni».
Incredibile, se si pensa che il Lazio, come tutto il Centro-Sud, è stato solo sfiorato dal virus: meno di ottomila infettati. Eppure il partito di Zingaretti ha condotto l'assalto critico alla Lombardia con le sue migliaia di infettati e morti, ignorando ad esempio che anche nel Lazio ci sono indagini su parecchie Rsa. Altra critica tipica: in Lombardia troppa ospedalizzazione e poca medicina territoriale. Ma a guardare gli ultimi dati, i ricoverati per Covid nel Lazio sono pari al 28% degli infettati, contro il 16% della Lombardia.
«L'impatto sulle persone è pesante -incalza Santori- c'è il caso di una coppia prigioniera da quaranta giorni, nonostante
la quarantena ne duri 15, a causa di mancata assistenza, tamponi in ritardo e risultati sospetti: uno solo dei due contagiato, ma vivono ancora insieme. Ce n'è abbastanza per concludere che Zingaretti dovrebbe dimettersi».
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