Cronache

Zuppi dice no all'eutanasia: "Però celebrerei le esequie"

Cappato, indagato per aiuto al suicidio ai carabinieri: "Nel caso di Elena il mio contributo è stato essenziale"

Zuppi dice no all'eutanasia: "Però celebrerei le esequie"

Nessuna apertura su eutanasia e fine vita, sì alle cure palliative e all'accompagnamento del malato fino all'ultimo momento dell'esistenza. Così come sì al funerale per chi sceglie di porre termine alla sua vita terrena. La posizione è del cardinale Matteo Zuppi, da poco più di due mesi presidente della conferenza episcopale italiana, in una intervista a tutto campo al settimanale Vanity Fair.

La giornalista chiede al numero uno dei vescovi se celebrerebbe le esequie a una persona morta con il suicidio assistito. «Sì - risponde deciso il porporato - devo però chiarire un punto: la Chiesa non ammette l'eutanasia, ma chiede l'applicazione delle cure palliative. Si resta fino all'ultimo accanto all'amato, facendo di tutto per togliere la sofferenza del corpo e dello spirito, quindi senza alcun accanimento, ma difendendo sempre la dignità della persona». «La complessità - prosegue l'arcivescovo di Bologna - richiede intelligenza, misericordia e amore per capire le vicende della vita».

L'intervista esce proprio nei giorni in cui è vivo il dibattito sul caso della signora Elena, 69 anni, malata oncologica terminale con un'aspettativa di vita di pochi mesi, accompagnata in una clinica di Basilea per il suicidio medicalmente assistito da Marco Cappato che due giorni fa si era autodenunciato ai carabinieri di Milano. «Ho voluto chiarire che il mio contributo è stato indispensabile: dalla logistica, andando a prenderla a casa e accompagnandola con la mia macchina, fino alla traduzione dei documenti medici, una volta arrivati in clinica», ha detto Cappato. Proprio per questo, Il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni è ora indagato a Milano per aver accompagnato in Svizzera la signora Elena. Il reato contestato è aiuto al suicidio, anche se la sua iscrizione nel registro degli indagati è scattata come atto dovuto in seguito alla decisione di autodenunciarsi. Nell'intervista a Vanity Fair il cardinale Zuppi parla anche della situazione politica e dello ius scholae. «La cittadinanza ai bambini che hanno frequentato le classi delle nostre scuole - dice - permette di legarli al nostro Paese, renderli nostri, offrire l'orgoglio di essere italiani e forse riscoprirlo anche noi. Lo ius scholae rappresenta un passo per uscire dall'approccio emergenziale e assistenziale e cominciare, con un ritardo medio di quarant'anni, ad affrontare il fenomeno migratorio in modo strutturale». Rivoluzionaria è stata definita anche l'apertura di Zuppi verso la comunità Lgbtq+, e verso tutte le famiglie non «regolari» per la Chiesa.

«La mia non è una posizione diversa da quella della Chiesa - risponde il presidente dei vescovi - che è quella dell'accompagnare e dell'accogliere già indicata da Benedetto XVI, e che ha ribadito Papa Francesco più esplicitamente. Come racconta il Vangelo Gesù si lascia avvicinare da una peccatrice e non la giudica. A ben vedere si arrabbia solo con i religiosi o quelli che si approfittano di Dio, mentre va a casa dei pubblicani e dei peccatori. Ci ha liberato da tutti i pregiudizi E noi no?». Infine, sul Ddl Zan, il cardinale Zuppi presidente dei vescovi chiarisce: «L'accoglienza non ha una scadenza o un tempo, finché righi dritto». «Se sei figlio, sei figlio - sottolinea -. Se sei fratello, sei fratello, questa è sempre casa tua. Poi posso non essere d'accordo, posso essere per niente d'accordo. All'interno della Chiesa del ddl Zan si è discusso moltissimo. Per esempio: la maternità surrogata è un problema? Sì, è un problema. Ma se mi chiedi di fare un battesimo a un bambino nato così ti rispondo: certo! Lo faccio.

L'ho fatto».

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