(...) Vogliamo forse impedire, a chi ha governato in queste ultime legislature, di sottoporsi al giudizio del popolo? Ancora peggio sarebbe se, in nome di una soluzione «politica» della questione liste, si procedesse a un rinvio delle elezioni regionali. Come? Proprio adesso che le imprese hanno bisogno del massimo supporto da parte del sistema istituzionale e politico per uscire definitivamente dalla crisi, si sposta in là la possibilità di insediare un potere esecutivo e avviare unazione decisa e immediata di rilancio delleconomia? Questo vorrebbe dire aggravare ulteriormente la condizione critica del tessuto produttivo lombardo, che si è tradotta in questi ultimi mesi in chiusure, licenziamenti e delocalizzazioni traumatiche. Tutto ciò accadrebbe se, in nome di un ottuso rispetto delle formalità si prendessero provvedimenti contrari al bene del popolo. Torno così alla questione iniziale. Spesso le imprese vanno in difficoltà e alcune addirittura muoiono per colpa dei formalismi perversi di norme, leggine e procedure burocratiche. Ora è toccato alla politica sperimentare sulla propria pelle le conseguenze di unosservanza patologica del diritto. Spetta allora alla stessa politica agire con buon senso per risolvere in modo intelligente i problemi legati alla ammissibilità delle diverse liste, tenendo conto che una soluzione positiva rappresenterebbe un vantaggio per tutti, non solo per le coalizioni minacciate di esclusione. In democrazia non si può «vincere facile»: come recita il primo articolo della Costituzione, «la sovranità appartiene al popolo», non ai cavilli. Si vada al voto, allora, perché la crisi incalza e il tempo stringe.
Gli imprenditori e i loro lavoratori vogliono poter valutare i programmi di tutti i candidati e daranno massima attenzione e voti a quelli che porteranno proposte concrete e realizzabili per aiutare il mondo dellimpresa e del lavoro a riprendere quota. Questa è la vera questione delle prossime elezioni regionali.Presidente Confapi Milano
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