«Era una persona solare, aveva una parola buona per tutti. La mattina ci aspettiamo ancora di vederlo spuntare da un momento allaltro dal corridoio, con il suo sorriso». Commuove tutti il ricordo di Stefania Galli, la segretaria a cui Mario Cal ha lasciato un ultimo biglietto di ringraziamento prima di suicidarsi nel suo ufficio. E la riservatissima folla di amici e colleghi, riunita per lestremo saluto allex vice presidente del San Raffaele, esplode in un applauso caldo.
Ci sono tanti volti noti per lestremo saluto a Cal (in forma privata ai piedi della grande cupola dellospedale) e per un abbraccio a sua moglie Tina. Ci sono Bruno Ermolli, Carlo Sangalli, Carlo Lucchina, il ministro alla Salute Ferruccio Fazio, il presidente lombardo Roberto Formigoni, Don Mazzi, il consigliere regionale Alessandro Colucci e il padre Francesco, Alberto Zangrillo, il primario anestesista del premier Silvio Berlusconi. Il nuovo cda è stato rappresentato da Massimo Clementi, preside di facoltà al Vita e Salute. Tra i vip Al Bano e Renato Pozzetto. E poi cè anche Charles Villa, il monsignore maltese ex responsabile della comunicazione del San Raffaele, con cui i rapporti si sono guastati dopo anni di collaborazione. «Avanti - racconta -, avanti. Mario ci diceva sempre di andare avanti». Così succederà anche stavolta, nonostante i mille ostacoli, tra cui anche la lettera di testamento che Cal ha inviato venerdì scorso ai membri del vecchio cda. Una lettera pesante come un macigno in cui lex vice della fondazione spiega i motivi per cui allingresso del Vaticano sarebbe stato preferibile accettare i soldi di Giuseppe Rotelli e imboccare unaltra via. Ma tantè. Queste ormai sono questioni che verranno risolte dalla magistratura. Per gli amici cè spazio solo per il dolore e il ricordo. «Era un gentiluomo» dicono tutti, dalle infermiere ai colleghi. E questo è il messaggio che emerge anche dai discorsi dei colleghi intervenuti dopo lomelia di don Paolo Natta. Roberto Chiesa, primario di cardiochirurgia, il professor Patrizio Rigatti di Urologia e la dottoressa Ornella Melogli parlano di «un amico e di un professionista».
Don Luigi Verzé, che non prende parte alla messa, porta comunque il suo saluto affaticato allamico di una vita. In mattinata si reca nella camera ardente, abbraccia la moglie del suo fidatissimo e piange di fronte alla bara. Poi benedice il feretro con lacqua santa e si allontana, visibilmente provato, scortato dai suoi.
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