Come spesso accade nella nostra città e nella nostra regione, quando ci capita vicino un tesoro non ce ne accorgiamo. Peggio, lo snobbiamo. Ecco, mi pare che per il cardinale Bagnasco valga la stessa storia. E, si badi bene, come già mi è capitato di fare in passato, lo dico in senso laico, non da cattolico. Lo dico perchè penso che Bagnasco sia uno dei maggiori intellettuali genovesi e italiani. Un raffinato studioso capace di parlare chiaramente e di dire qualcosa quando parla. Concetto non sempre identico.
Soprattutto, Bagnasco è un intellettuale che, come Papa Ratzinger, è molto più laico di tanti che si riempiono la bocca di laicità, ma anche più cattolico di tanti baciapile che fanno a gara nel farsi vedere in prima fila nelle cerimonie ufficiali, meglio se nei primi banchi, e svettano anche nel dirsi luno più papista dellaltro. Poi, certo, ci sono circostanze in cui capita di non essere daccordo con alcune scelte di Bagnasco. Il divieto di messa in dialetto genovese, soprattutto da parte di uno straordinario pastore che sa conquistare in dialetto, resta incomprensibile ai miei occhi.
Così come il fatto che non vengano presi provvedimenti contro sacerdoti o sedicenti tali che, in qualche modo, «bestemmiano» quotidianamente la loro religione. E il loro cardinale. Non don Gallo - che con i suoi milioni di difetti - però riconosce le gerarchie e un minimo di disciplina. Ma, per lappunto, sono sfumature sulla straordinaria statura umana, culturale e sociale di un grande cardinale, che ha le potenzialità per influire nella vita della città come fece Siri. E insisto sul «culturale» anche riferendomi al ciclo di incontri promosso dal cardinale in cattedrale che è un altro tassello della bellissima e significativa rinascita della cultura e del pensiero che è forse laspetto più bello della Genova di oggi. Senza soluzione di continuità fra pubblico e privato, fra civile e religioso. Come nelle piazze dellItalia dei Comuni, quando la Cattedrale e il Palazzo di Città si guardavano e si completavano.
Con un valore aggiunto in più: oltre ad essere uomo di Curia, Bagnasco è anche un vero pastore, il nostro caro (don) Angelo capace di dispensare sempre un sorriso e una speranza ai fedeli, girando le parrocchie e le chiese, anche le più piccole. Insomma, credo che a Genova stiamo assistendo a un vero miracolo. Dopo i pani e i pesci, vengono moltiplicate la fede e la cultura.
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