Polizia, rispedite in magazzino le nuove tute del reparto mobile

Le divise di servizio, secondo la denuncia del sindacato Sodipo, sarebbero troppo pesanti e inadatte

La vita del poliziotto a Roma è sempre più dura: ne sanno qualcosa i sindacati del comparto che continuano a denunciare problemi e difficoltà, dalle ottanta volanti ferme nella caserma di via Guido Reni perché mancano i soldi per pagare le officine, alla benzina razionata. Ora, invece, è il vestiario a finire sotto accusa.
Tornerà in magazzino la nuova tuta fornita agli uomini del Reparto mobile romano: è idonea per l’inverno ma decisamente inadeguata per il periodo estivo. Troppo pesante, calda. Per indossare l’intero equipaggiamento (protezioni, sfollagente, ecc...) occorrono ben nove minuti e l’aiuto indispensabile di un collega. Ne sanno qualcosa gli agenti che l’hanno indossata in questi giorni d’afa insopportabile e spediti in prima linea a fronteggiare e a vigilare su disordini pubblici d’ogni tipo: dal corteo anti-Bush a giugno in pieno centro alla rabbia dei pendolari Fs esplosa col blocco dei treni alla stazione Tiburtina.
Non solo. È d’obbligo il fai-da-te. «Da anni molti di noi - spiega Vincenzo Zampelli, del Sodipo Fsp Ugl - finiscono per comprarsi in America i dispositivi di difesa individuali, parlo di parastinchi, conchiglie, ginocchiere e così via. La tuta è arrivata poco più di tre mesi fa ed è già stata giudicata inidonea. È talmente stretta che ti comprime lo sterno. Pensare che avrebbe dovuto sostituire il modello che i più fortunati di noi indossano dagli anni ’90, quando il vestiario venne rinnovato in occasione dei Mondiali di calcio». Tutto da rifare, insomma.
«L’iter d’approvvigionamento è bloccato - aggiunge il sindacalista - ma non si hanno ancora notizie di prototipi in sostituzione». Non è solo una questione di «stile» per l’ex contingente della celere di stanza a Ponte Galeria. Anche se l’abito, in questo caso, pare proprio fare il monaco. I lacrimogeni, per esempio, hanno gittata elevata e corpo unico, tanto che si trasformano spesso in un boomerang, raccolti dall’altra parte della barricata e rilanciati al mittente: «Invece - chiarisce Zampelli - avremmo bisogno di respingenti “a frammentazione”. Che colpiscano come una pioggia, più efficaci e sicuri sulle corte distanze».
E che dire dei mezzi in dotazione? I Ducati Iveco possono trasportare fino a 9 persone, ma una squadra è formata da dieci unità, ecco il primo paradosso. «Così gli spostamenti diventano più difficili e dispendiosi da organizzare - afferma ancora il rappresentante del Sodipo - senza contare che si tratta di furgoni ormai stremati, con centinaia di migliaia di chilometri sulle spalle, pronti per andare in pensione. Adesso se ne starebbero sperimentando alcuni in grado di portare anche dieci persone. Ma sono scomodi e ingombranti, trappole infernali in caso di agguati su vie strette o secondarie».
Nella Capitale sono 650 i poliziotti in servizio, il nucleo più consistente. Undici sono le divisioni sparse su tutto il territorio nazionale. «A Roma, come Primo Reparto - conclude Zampelli - siamo chiamati a rinforzare i vari contingenti quando ve ne sia bisogno. Come è successo nel caso delle proteste anti-Tav in Val di Susa. Spesso ci facciamo carico di un lavoro straordinario al limite delle forze, con turni che finiscono a sera e riprendono all’alba.

Ma ora che la guerra al poliziotto sembra cavalcare più che mai la protesta, così negli stadi, come nel sociale, vorremmo che il nostro impegno fosse tutelato e garantito in tutto e per tutto. Che non si trattasse solo e sempre di un sacrificio».

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