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Pollari: "Pronto a svelare i misteri"

L'ex capo dei Servizi segreti chiede di essere liberato dal segreto di Stato per raccontare tutto alla commissione d'inchiesta: "C'è aria di regime, dimostreremo che non sono state commesse irregolarità". Cauto il presidente del Copaco Scajola: "Vediamo le carte"

Pollari: "Pronto a svelare i misteri"

Roma - Non sono passati neanche dieci mesi da quando la politica si sollevò contro i cosiddetti spioni fiscali, gridando al grande complotto e, da più parti, tirando persino in ballo il ritorno dei tempi della P2. Romano Prodi, uno dei primi nomi a uscire sui giornali in quello che sarebbe diventato il lunghissimo elenco degli spiati, si disse «preoccupato» e chiese «chiarezza» perché «siamo davanti a un caso serio». E pure la moglie Flavia non nascose la sua «grande amarezza», convinta che quell’episodio spiegasse «tante cose...». Eppoi il Quirinale, «sconcertato», con il presidente della Camera Fausto Bertinotti a chiedere «una bonifica di tutti gli apparati dello Stato» e il segretario dei Ds Piero Fassino a invocare «l’azzeramento dei vertici dei Servizi». Con i giorni, però, l’elenco degli spiati si andò allungando a dismisura. E si scoprì che nel mirino della «nuova P2» c’erano pure Lamberto Dini e Stefano Ricucci, ma anche Anna Falchi, Sabrina Ferilli, Gigi D’Alessio, Loris Capirossi, Bobo Vieri e Francesco Totti. Insomma, si iniziò a capire che più di spionaggio si trattava di voyeurismo fiscale di un gruppetto di annoiati dipendenti dell’Agenzia delle entrate. A carico pure di Silvio Berlusconi e della figlia Marina. Il Cavaliere, però, fu uno dei pochi a minimizzare fin dall’inizio, riassumendo l’intero caso in poche parole: «Altro che complotto, questa è una bufala». Ovviamente nell’indignazione generale, visto che nel frattempo il centrosinistra si era spinto a chiedere pure l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta.
Così, non è affatto strano che negli ultimi giorni l’ex premier sia tornato a rievocare proprio quei giorni. Perché, ha ripetuto in più d’una telefonata, «questa storia dei dossier del Sismi finirà come quella dello spionaggio fiscale». Insomma, «una bufala». Un parallelismo che convince Renato Schifani, capogruppo di Forza Italia al Senato. «Anche allora - spiega - Prodi si diceva indignato e chiedeva chiarezza. Sono passati giorni e giorni con i giornali e le tv che hanno fatto credere al Paese che fossimo tutti sotto controllo, poi si è scoperto che si trattava solo del passatempo di qualche curioso che lavorava all’Agenzia delle entrate. Ecco, sono convinto che anche questa storia dei dossier del Sismi finirà allo stesso modo». Insomma, usando le parole dell’azzurro Osvaldo Napoli, «a tarallucci e vino».

E anche allora, aggiunge, «Fassino e compagni erano indignati e il centrosinistra invocò l’istituzione di una commissione d’inchiesta».

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