Pollari: rivelerò i segreti solo se Prodi mi autorizza

da Roma

Non spetta a me decidere se infrangere o no il segreto di Stato. Soltanto Romano Prodi ha il potere di farlo. Nicolò Pollari va a pranzo con Francesco Cossiga al Bolognese e coglie l’occasione per rifilare la «carta dell’uomo nero» al capo del governo.
«Sono un uomo delle istituzioni, non rivelerò mai il segreto di Stato a meno che non mi autorizzi il presidente del Consiglio», dice l’ex direttore del Sismi ai giornalisti prima di entrare nel ristorante romano per una colazione di lavoro con l’ex presidente della Repubblica. «Ho direttive e doveri da rispettare perchè sono un uomo delle istituzioni - dice Pollari -. Se il presidente del Consiglio riterrà, nelle sue attribuzioni, di svincolarmi da qualche segreto, e mi autorizzerà a farlo, sarò estremamente esaustivo. Rispetterò sempre la legge, come sempre ho fatto in vita mia e parlerò in tutti i contesti in cui il presidente del Consiglio mi autorizzerà a farlo». Insomma la patata bollente ora è nelle mani del capo del governo, titolare del segreto di Stato. «Non io», taglia corto Pollari, che fa capire di essere pronto a parlare una volta avuto il via libera di Prodi.
Cossiga dal canto suo confessa di essersi convinto della necessità «di una commissione di inchiesta presieduta da una che dia garanzie, per esempio Lidia Menapace». Così, aggiunge il senatore a vita, «verrebbe abolito qualunque segreto, compresi quelli Ueo e Nato, compresi quelli relativi ai siti nucleari e agli accordi tra noi, gli altri Stati e gli Stati Uniti. Così non ne parliamo più».
Ma le dichiarazioni di Pollari non piacciono affatto al ministro per le Infrastrutture, Antonio Di Pietro. «Il generale Pollari la smetta di giocare come il gatto con il topo e affronti le responsabilità che gli sono proprie», dice l’ex magistrato che sottolinea «un dato di fatto incontrovertibile: in quanto persona sotto procedimento penale, a norma della Costituzione, ha il diritto di difendersi e quindi anche quello di raccontare al giudice fatti di cui è venuto a conoscenza per ragioni del suo ufficio». Dunque, per Di Pietro, Pollari vuole soltanto «buttare fumo negli occhi». E pure per il vicepresidente della Camera, Carlo Leoni, di sinistra democratica Pollari sa bene che per dire la verità di fronte all’autorità giudiziaria non deve chiedere il permesso a nessuno».
Infine il capogruppo del Prc al Senato, Giovanni Russo Spena, chiede che sia tolto «il segreto di Stato» in modo che Pollari parli e chiarisca «tutti quei punti oscuri sull’attività del Sismi che sono oggetto di indagine della magistratura».

Per Russo Spena «Prodi deve sollevare Pollari dall’obbligo del segreto. C’è, in particolare sul rapimento di Abu Omar, ancora troppa verità occultata che avvelena il clima». E conclude augurandosi che «si arrivi al più presto al voto sulla riforma dei servizi segreti».

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