«Il Polo ha vinto, ricontiamo tutte le schede»

Imploderà prima della fine della legislatura sotto il peso delle sue contraddizioni

Fabrizio de Feo

da Roma

«Noi abbiamo il convincimento che abbiamo vinto noi: quindi bisogna ricontare tutte le schede perchè in una democrazia non si può assegnare una maggioranza per 24mila schede che sono lo 0,6 per mille». Silvio Berlusconi torna sulla questione calda del riconteggio. E parlando con i cronisti che lo attendono sotto la pioggia, mentre esce in auto dal portone principale di Palazzo Grazioli per recarsi a Milano, fa capire chiaramente che l’accordo raggiunto da maggioranza e opposizione nelle Giunte per le elezioni gli sta stretto. Il concetto espresso dal presidente di Forza Italia è chiaro: la semplice verifica delle schede bianche non dà garanzie sufficienti a fronte di un margine così ristretto. Per fugare ogni dubbio bisogna fare controlli scrupolosi e approfonditi su tutto.
Il leader di Forza Italia, poi, apre un altro fronte: quello del voto degli italiani all’estero. Una questione tornata prepotentemente alla ribalta dopo il j’accuse del presidente dell’Ufficio centrale per la circoscrizione Estero, Claudio Fancelli, che ha definito le modalità del voto «prive delle garanzie minime di trasparenza», ammettendo «molti errori materiali nell’attribuzione dei dati». Dichiarazioni, ovviamente, non sfuggite all’occhio di Berlusconi. «Nel voto agli italiani all’estero si sono registrate assolute irregolarità» ricorda l’ex premier. «Quindi noi dobbiamo assolutamente insistere: vanno ricontate tutte le schede elettorali».
Chiuso il capitolo «trasparenza e attendibilità del voto», Berlusconi torna sulla manifestazione del 2 dicembre e sulle prospettive dell’esecutivo in carica. Lo fa con una lettera pubblicata dal quotidiano il Messaggero. «Il governo imploderà, prima della fine della legislatura, sotto il peso delle sue contraddizioni» sostiene il leader del centrodestra. Berlusconi assicura che «si sta preparando, con l’impegno che da più di 12 anni dedichiamo al bene dell’Italia, per riprendere al più presto il filo spezzato il 9 aprile e completare il lavoro di ammodernamento dello Stato che abbiamo così ben iniziato». L’ex premier coglie l’occasione per ringraziare di cuore Roma e i suoi cittadini «per l’accoglienza che la città ha riservato alla grande manifestazione del popolo della libertà della scorsa settimana». «Un grazie di cuore - sottolinea il presidente di Fi - ai tantissimi romani che hanno partecipato, ma anche a quanti, impegnati nelle attività di ogni giorno, hanno accettato, con civile pazienza, gli inevitabili disagi creati dall’afflusso di 2 milioni di cittadini da ogni parte dell’Italia. I cittadini di Roma hanno compreso lo spirito di una manifestazione che è stata una grande festa di popolo». Secondo il Cavaliere «il popolo della libertà, oggi maggioranza nel Paese, ha sventolato le proprie bandiere e non ha dato alle fiamme quelle degli avversari politici; ha gridato i propri slogan e non ha bruciato nè auto nè fantocci. Ha gridato la sua protesta contro il governo senza eccessi, senza insulti, senza parole di odio e di divisione». Il popolo della libertà, afferma, «non accetta l’oppressione fiscale nè quella giudiziaria che le viene imposta da un governo di minoranza». Un governo, «dominato da una sinistra estrema e fondamentalista, che affonda le sue radici nella perversa ideologia del comunismo».
La richiesta di Berlusconi di un riconteggio totale delle schede non va già al centrosinistra che mostra di non essere affatto disposto ad accordare il suo via libera alla vera misura «scacciasospetti». I toni si alzano improvvisamente. Clemente Mastella chiede al numero uno azzurro di «smetterla con le insinuazioni». Il coordinatore della Margherita, Antonello Soro, definisce «delirante» lo «stato attuale del Cavaliere». Oliviero Diliberto invoca «una commissione di inchiesta su quanto accadde la notte del voto». E Alfonso Pecoraro Scanio accusa Berlusconi di «sollevare una cortina fumogena per nascondere la crisi della Cdl». Un «medley» di proposte (e insulti) tra le quali, chissà perché, non compare la via più semplice con cui fugare ogni dubbio: il riconteggio totale delle schede.
La rabbia dell’Unione, naturalmente, non sfugge agli esponenti del centrodestra. E il capogruppo di Fi alla Camera, Elio Vito, si chiede perchè la richiesta di Berlusconi accenda «tante sterili polemiche». «Sono attacchi ingiustificati che segnalano solo il gran nervosismo che evidentemente serpeggia nell’Unione dove, forse, c’è già aria di pentitismo nei confronti di un atto di chiarezza». E Gregorio Fontana, capogruppo azzurro in Giunta per le elezioni, fa capire che la battaglia è soltanto iniziata.

«Nessuna delegittimazione arriva da Berlusconi, solo la reiterazione della richiesta, legittima e democratica avanzata invano da otto mesi, di un riconteggio anche alla Camera. La maggioranza di sinistra da mesi non consente quel controllo democratico che in tutti i paesi civili è cosa normale del processo elettorale».

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