da Milano
Un addio senza lacrime per Valentino Garavani. Le prime e ultime, almeno in pubblico, le ha versate l11 gennaio del 1998, quando, dopo 38 anni di attività con il socio Giancarlo Giammetti, ha ceduto la maison alla Hdp, la Holding di partecipazioni industriali guidata da Maurizio Romiti, allepoca fortemente intenzionata a creare un polo del lusso, tanto da pagare 500 miliardi di lire per conquistare una delle griffe più famose del mondo. Unoperazione clamorosa per il mondo della moda, che cominciava in quegli anni a stringere legami sempre più stretti con quello della finanza: spesso straniera, come è accaduto per Gucci. Proprio quello che Valentino voleva evitare, anche a costo di separarsi dalla sua creatura: «Letà e la mancanza di eredi - dice, il giorno della vendita ad Hdp - ci hanno suggerito di prendere questa strada. Così il nome proseguirà al di là del nostro lavoro e resterà italiano».
E italiano resta anche quando passa nelle mani di Marzotto, il marchio storico del tessile, che nel 2002 acquista Valentino da Hdp per 240 milioni di euro, di cui 204 rappresentano il debito della società. Lombra dell11 settembre non ha risparmiato nemmeno il re del lusso: tanto più che Valentino, oltre alla frenata della moda mondiale, sconta le difficoltà finanziarie della stessa holding di controllo. Anni difficili, da cui però Valentino risorge come la Fenice dalle sue ceneri: il risanamento dei conti, condotto con mano ferma da manager come Antonio Favrin e Michele Norsa, consente la quotazione in Borsa della maison, il 2 luglio del 2005. Nasce così Valentino Fashion Group, a cui il gruppo Marzotto affida il controllo delle attività legate allabbigliamento e alla moda, compreso lo strategico - e redditizio - colosso tedesco Hugo Boss. Il giorno del «battesimo» del titolo - un debutto col botto, concluso con un rialzo del 6,47% - Piazza Affari stupisce gli addetti ai lavori schierando trenta manichini in abito da sera, ovviamente rosso Valentino: una guardia donore per lo stilista emozionato ed entusiasta. «La quotazione mi stimolerà ancora di più per le mie creazioni e la mia arte», commenta.
Il resto è storia, anzi cronaca, di questi giorni, col passaggio del marchio in mani straniere.
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