Politica

Il Polo: «Stop alle ingerenze del governo»

Bertinotti: «Non c’è solo Berlusconi». Bondi: «Prima lo invocano, poi impongono condizioni vessatorie»

da Roma

«Siamo giunti a una situazione di puro arbitrio e di manomissione di ogni regola dello Stato di diritto e del mercato. Fino a dove arriveremo e fino a quando dovremo tollerare tutto questo?». Il coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi, ha usato toni da Catilinarie, ma nella Cdl è diffusa la convinzione che il governo abbia abusato del proprio potere intervenendo impropriamente nella vicenda Telecom.
La maggiore contraddizione di Prodi & C., ha aggiunto Bondi, è rappresentata dall’invocazione di un’offerta italiana contestualmente accompagnata dagli altolà del presidente della Camera Bertinotti e del ministro Melandri nei confronti di Mediaset e di Silvio Berlusconi, sollecitato a lasciare la politica in una simile evenienza. «Mi pare difficile sostenere che in Italia ci sia un solo imprenditore» ha detto l’ex segretario del Prc. Che ha aggiunto: «Se la rete delle comunicazioni è unica, il suo monopolio dev’essere pubblico». Per Bondi «se la suonano e se la cantano. Prima il governo arreca un grave danno all’interesse nazionale costringendo un operatore a ritirare la propria offerta, poi invoca la costituzione di una cordata e infine si ingiungono condizioni vessatorie nei confronti di alcuni operatori», ha concluso.
Non meno critiche le osservazioni di altri esponenti azzurri. Secondo il presidente degli eurodeputati di Fi, Antonio Tajani, è necessario che l’esecutivo «eviti di farci allontanare ancor di più dall’Europa». Osvaldo Napoli, invece, ha denunciato l’«intreccio perverso fra economia, industria e politica».
Un argomento enucleato anche da Pier Ferdinando Casini: «Non credo - ha dichiarato - che sia un grande vantaggio per Intesa Sanpaolo che i loro banchieri vengano identificati come fiancheggiatori di una parte politica». Certo, anche l’ex presidente della Camera è favorevole a una soluzione italiana e a un ingresso di Mediaset in Telecom. Sebbene non si sia sbilanciato sulle conseguenze che questo potrebbe avere sulla leadership della Cdl.
«Per fare chiarezza» Andrea Ronchi, portavoce di An, si è chiesto «chi c’è dietro l’ipotesi Colaninno-Mediaset». «Prima guardiamo i contenuti e poi ci esprimeremo», ha rilevato. Ma nel retropensiero di Ronchi c’è un sospetto: la stessa mano potrebbe aver prodotto il ritiro degli americani di At&t e aver alimentato le voci su incontri più o meno riservati fra i massimi dirigenti di Mediaset con Colaninno. «Con questo esecutivo stiamo vedendo - ha aggiunto - un film strano. Il governo sta usando in modo surrettizio e molto pericoloso una golden share che sta allontanando gli investitori stranieri in Italia». Forse il risvolto peggiore, come ha notato il presidente della Vigilanza Rai Mario Landolfi, è che «tutta la vicenda Telecom sta diffondendo nel mondo l’immagine di un’Italia inaffidabile e ripiegata su se stessa».

Un’Italietta da strapaese che si pensava non ci fosse più.

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