La Polonia spegne la tv, l’Ecuador salta il lavoro

Il ct Janas vieta ai suoi anche i giornali A Quito chiusura anticipata degli uffici

Francesco Rizzo

Gol di Lato al 76’, Polonia-Brasile 1-0. Amarcord del Mondiale 1974, l’ultimo giocato in Germania: con quel successo la squadra di Tomaszewski e Zmuda conquistò uno storico terzo posto. Stasera (ore 21) le maglie bianche e rosse debutteranno contro l’Ecuador, nell’Arena da cinque stelle (secondo i criteri Uefa) di Gelsenkirchen e il ricordo di quell’impresa in terra tedesca appare lontano.
Mentre la Germania - che gioca nello stesso girone - punta sugli attaccanti Podolski e Klose, nati in Polonia, il ct Pawel Janas deve fare i conti con un gruppo di giocatori che milita in club di mezzo mondo, dal Borussia Dortmund del figlio d’arte Smolarek all’Al Rayyan (Qatar) di Bak e che si è congedato dai tifosi di casa facendo la figura della banda del buco. Il 1° giugno scorso, in amichevole contro la Colombia, il portiere Kuszcak ha incassato un gol dal... collega avversario, che ha segnato direttamente su rinvio. Stasera giocherà Boruc, proveniente dal Celtic di Glasgow, come la stella della squadra, l’attaccante Zurawski. E pensare che ai Mondiali la Polonia non ha portato quel Dudek che fu tra i protagonisti della finale di Champions 2005 vinta dal Liverpool sul Milan.
Non è la sola scelta di Janas che ha fatto discutere ma il tecnico - che era in campo nella Polonia terza a Spagna ’82 - si è già assunto ogni responsabilità e giura che la sua squadra «che non legge giornali nè vede la tv» è concentrata sul Mondiale. Chiaro, ci sono 4,6 milioni di euro messi in palio dalla Federazione, molti più di quelli garantiti all’Ecuador, tanto che - fra i sudamericani - si sono accese polemiche che sembravano aver spinto fuori squadra il «sindacalista» dello spogliatoio, la punta Delgado. Uno degli uomini-chiave di una nazionale che ha staccato il biglietto per Germania 2006 accumulando quasi tutti i punti ai 2850 metri di Quito, dove pure i funamboli del Brasile sono andati in debito d’ossigeno.

«Contro la Polonia ci giochiamo il 60% delle nostre possibilità di passare il turno», ha detto il tecnico Luis Suarez mentre, a casa, il presidente Alfredo Palacio ha ordinato che oggi tutte le attività del paese si fermino per quattro ore. Il congresso unicamerale, del resto, si è messo in ferie per un mese. «Sì, se puede», cantano i tifosi.

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