Roma - È una macchia di sangue trovata su una porta dell’ufficio di via Poma, dove il 7 agosto 1990 fu uccisa Simonetta Cesaroni, e già esaminata, senza alcun esito, all’epoca dei fatti, la nuova traccia su cui sta lavorando il colonnello del Ris Luciano Garofano, consulente della procura di Roma, nel tentativo di identificare, tramite il dna, l’assassino della giovane impiegata massacrata con 30 coltellate. Di questa nuova attività di laboratorio parla oggi "Il Messaggero". La porta è l’ultimo dei reperti contenenti tracce ematiche ad essere esaminata con le nuove tecniche investigative.
Le altre analisi In precedenza sono state analizzate macchie si sangue trovate su un vetro dell’ascensore, nel lavatoio del palazzo di via Poma, sulla cornice di un quadro e su alcuni oggetti di Simonetta.
Dall’esame di questi reperti non è stato possibile ricostruire alcun dna per confrontarlo con quello dei 31 soggetti dei quali la procura già possiede il profilo genetico. L’unico dna isolato ed attribuito è quello appartenente a Raniero Busco, ex fidanzato della Cesaroni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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