Pomigliano, task force Fiom per contrastare il piano Fiat

Arrivato l’ok di Sergio Marchionne a procedere con il piano d’investimenti (700 milioni) per il polo Fiat di Pomigliano d’Arco, la domanda che in molti si pongono è la seguente: come si comporterà quel 38% di dipendenti che, in occasione del referendum, hanno respinto l’accordo siglato dall’azienda con quattro sigle sindacali? Per coerenza, non condividendo il piano di lavoro che sarà introdotto, dovrebbero appendere la tuta al chiodo e chiedere lumi su come affrontare il futuro ai grandi capi della Fiom.
Ma non sarà così. E a spiegare la strategia in corso d’opera in casa del sindacato che non ha firmato con la Fiat, è Andrea Amendola, segretario provinciale della Fiom di Napoli, il sindacalista che ha seguito da vicino il lungo negoziato sfociato nell’accordo separato con Fim, Uilm, Fismic e Ugl e nel referendum tra i lavoratori della fabbrica.
Dalle parole di Amendola si evince che chi ha votato contro l’accordo non ha alcuna intenzione di sacrificare il posto di lavoro in nome dei propri ideali. «Quell’accordo è illegittimo - afferma Amendola - e, per quanto ci riguarda, noi continueremo a fare sindacato. Insisteremo su quelle parti dell’intesa che riteniamo sbagliate, affinché siano modificate nel tempo». E se la Fiat ha messo in piedi una task forse mista, composta da sindacalisti, fior di uffici legali e giuslavoristi, per studiare il modo attraverso cui bloccare legalmente possibili azioni di disturbo, altrettanto sta facendo la Fiom: «Per far valere le nostre istanze siamo pronti ad azioni legali e sindacali. Siamo contro ogni iniziativa unilaterale portata avanti dall’azienda». Amendola, a questo punto, porta come esempio quanto sta accadendo a Melfi: «La Fiat - dice - manda gli operai in cassa integrazione e allo stesso tempo aumenta i ritmi della produzione: 40 vetture in più a turno con la stessa manodopera. E così in Basilicata si è deciso per lo sciopero». C’è un termine che il sindacalista respinge: sabotaggio. «La Fiom, più degli altri - osserva in proposito - ha lottato affinché Pomigliano avesse una missione. Siamo favorevoli alla Panda, ma continueremno a contrastare le azioni della Fiat». E l’ipotesi Newco? «È illegale - risponde Amendola - e, nel momento in cui dovesse trovare concretezza, ci batteremo perché non vada in porto».
Da Torino, intanto, sono partiti gli ordinativi dei nuovi macchinari che attrezzeranno la linea dedicata alla nuova Panda, quella sulla quale veniva prodotta l’Alfa Romeo 147. L’altra linea continuerà a sfornare l’Alfa 159. Sistemate le questioni tecniche, si passerà a quelle riguardanti la formazione del personale.
A Pomigliano tutto dovrà essere pronto quando, tra un anno, partirà la produzione della city-car Fiat. Il fronte sindacale resta comunque caldo. Ieri, per il terzo giorno lavorativo consecutivo, in provincia di Torino si sono avuti scioperi in diverse imprese del Lingotto. Scopo dell’iniziativa promossa della Fiom è «impedire che la Fiat attui il minacciato taglio del salario aziendale». A ciò si aggiungono la protesta «contro il minacciato licenziamento di due delegati e di un terzo lavoratore alla Sata di Melfi», e quella «contro l’azione di divisione e le imposizioni perseguite dall’azienda per ciò che riguarda lo stabilimento auto di Pomigliano», spiega in una nota il sindacato metalmeccanico della Cgil.


«Finalmente la Panda a Pomigliano» è invece lo slogan con cui la Fismic ha convocato per oggi nella cittadina campana l’attivo dei delegati, attivisti e iscritti al sindacato. All’assemblea parteciperà anche il segretario generale Roberto Di Maulo.

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