Ponce: "Questa vittoria la dedico ai miei nonni"

Giò Di Tonno: "E io a tutti i teatranti come noi che cercano i riflettori giusti per emergere"

Ponce: "Questa vittoria la dedico ai miei nonni"

nostro inviato a Sanremo

Ma chi se li aspettava questi due. Quando sono arrivati a Sanremo, Lola Ponce e Giò Di Tonno erano accompagnati tutt’al più da qualche commento folcloristico e dalla riverita ammirazione nei confronti dell’autrice del loro pezzo, Gianna Nannini. Poi, una volta ascoltato Colpo di fulmine, tutto è cambiato, a dimostrazione che la presenza scenica, la melodia azzeccata e il fattore C sono sempre determinanti. In più qui c’è stato l’effetto sorpresa, che in dieci minuti ha catapultato questi due artisti eclettici dal ruolo di comparse sanremesi a quello di protagonisti a tutto tondo. E così, in questa intervista a due, spiegano come hanno fatto ad arrivare fin lassù, in quello che a Sanremo è stato un trionfo ben poco annunciato.
Lola Ponce, come le è venuto in mente di venire al festival con un duetto?
«Quando Gianna Nannini ci ha fatto sentire questa canzone abbiamo avuto un solo pensiero: cantarla davanti al pubblico più grande possibile».
Giò Di Tonno: «Siamo rimasti stregati e abbiamo detto: proviamo ad andare al Festival».
Ma l’idea di andarci in due?
Lola Ponce: «Noi ci eravamo conosciuti cantando in Notre Dame de Paris, che è stata un’esperienza straordinaria».
Giò Di Tonno: «Il cast era quasi completo, aspettavamo Esmeralda ed è arrivata Lola».
E difatti avete duettato non solo in Colpo di Fulmine ma anche in un altro brano.
Lola Ponce: «S’intitola Come stai e uscirà nel mio cd Il diario di Lola».
Giò Di Tonno: «E sarà presente anche nel mio, che si chiama Santafè, come il nomignolo del mio quartiere, il Santa Filomena di Pescara: 11 brani in cui racconto il mio mondo».
Si dice che voi abbiate una voce adatta solo per i musical.
Lola Ponce e Giò Di Tonno: «Questo è un luogo comune che sta svanendo. Se uno ha una bella voce, può cantare ciò che vuole».


Ma questo successo a chi lo dedicate?
Lola Ponce: «Ai miei nonni, che vengono da Verona e da Genova e sono partiti per l’Argentina quando la vita era più dura di oggi».
Giò Di Tonno: «A tutti i teatranti come noi che cercano ancora i riflettori giusti per emergere».

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