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Quel ponte che induce gli animali a buttarsi fra leggenda e cronaca

Per lo psicologo Sands le bestiole sono attratte dai visoni, per altri è un luogo malefico

Quel ponte che induce gli animali a buttarsi fra leggenda e cronaca

Se vi trovate a passare, in Scozia, per Milton, distretto nella città scozzese di Glasgow e, in particolare, se state per attraversare il ponte, l'Overtoun Bridge, che ne dà l'accesso, vedrete un cartello che recita: «Ponte pericoloso Tenere i cani al guinzaglio». Il vostro primo pensiero potrebbe essere quello di un invito a controllare i vostri Fido per impedire che possano finire sotto le ruote di una macchina. In realtà, non è così. Quel cartello, non è casuale, perché quello che state per attraversare è il tristemente famoso «ponte dei cani suicidi». Avete letto bene. Pare, infatti, che dagli anni Cinquanta ad oggi, almeno 600 cani (prevalentemente di razza Collies e a muso lungo) si siano tolti la vita gettandosi nel vuoto. La cosa più inquietante è che tutti questi animali lo abbiano fatto dallo stesso punto (i due parapetti finali, sulla destra) del famigerato ponte: un tuffo di oltre sedici metri, direttamente sulle grosse pietre sottostanti, che il più delle volte è costato loro la vita. Anche perché si sono verificati molti casi nei quali dei cani sopravvissuti al terribile salto ci abbiano provato una seconda volta, guadagnandosi, dagli abitanti del posto, il soprannome di «second-timers», ovvero «quelli che ci riprovano». Ovviamente, davanti a un simile fatto, si sono sbizzarriti in tanti ad avanzare varie teorie. Come quella di un luogo indemoniato, tanto che nell'ottobre del 1994, un uomo, Kevin Moy, gettò il proprio figlio, di appena due settimane, di sotto perché convinto che fosse l'AntiCristo. La spiegazione più razionale l'ha data lo psicologo per cani, David Sands. Secondo lui, a monte di questi suicidi ci sarebbe l'odore di urina dei maschi di visone che, dal piano di sotto, obnubilerebbe i cagnolini inducendoli a tuffarsi dal parapetto. Tanto è bastato, comunque, per riaccendere il dibattito, tra etologi e zoologi: è vero che gli animali si suicidano o si lasciano morire? Oppure, no? Nel 1845, un giornale londinese, l'Illustrated London News, riferì le vicende di un cane Terranova che andò in acqua per lasciarsi affogare (restando immobile); salvato, si ributtò in mare, tenendo volutamente la testa sotto fino ad annegare. C'è un particolare tipo di formiche, dette kamikaze, la Colobopsis explodens, che morirebbe pur di difendere la colonia. Nel loro corpo hanno delle ghiandole contenente una sostanza tossica; ebbene, le formiche operaie di questa particolare specie arrivano a farsi esplodere per uccidere gli avversari e salvare le loro compagne. Alla faccia del famoso istinto di sopravvivenza, tipico degli animali. Nel 2015, aveva fatto un certo scalpore la visione delle foto di un giovane cigno cinese che, davanti alla morte della madre, avrebbe iniziato a picchiare volutamente il capo contro il ghiaccio, per poi mettere la testa sott'acqua e perire. E ve lo ricordate Flipper, il delfino della serie televisiva? In realtà, erano cinque gli esemplari di tursiope (Tursiops truncatus) che si alternavano nel ruolo di Flipper. Uno di questi delfini era Cathy, che aveva stretto un rapporto intenso con l'addestratore della serie, Ric O'Barry. Quando finirono le riprese, Cathy andò in depressione per l'allontanamento di Ric, che poi raccontò, in rete, un fatto tragico: «Ha nuotato e mi ha guardato dritto negli occhi, ha preso un respiro e lo ha trattenuto. Così l'ho afferrata, ma lei è affondata sul fondo della vasca. L'ho lasciata andare e lei è affondata. Sono saltato dentro e l'ho portata in superficie. Si è suicidata tra le mie braccia». Secondo i più, la vera determinante è data dalla consapevolezza. L'uomo che si toglie la vita, lo fa in maniera volontaria. Diverso è il caso del cane che, alla scomparsa del suo padrone, smette di mangiare per la tristezza, fino a morirne. Questa depressione, che porta anche alla morte, dopo aver rifiutato ogni cibo e attenzione per la troppa tristezza, è considerata differente dal volersi suicidare consapevolmente. Sembra più logico pensare che questi animali pongano fine alla propria vita inavvertitamente, a causa del forte legame con i loro padroni.

Che sappiamo essere davvero grande, come il loro amore.

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