Il pool di pm tra giustizia e potere: tiene sotto tiro l’economia italiana

Chiesto il fallimento di Risanamento, ma l’elenco dei colossi finanziari finiti nel mirino dei magistrati è vastissimo: dall’Eni all’Italease

Il pool di pm tra giustizia e potere: 
tiene sotto tiro l’economia italiana

MilanoDue settimane. Forse addirittura tre. Tanto impiegherà il tribunale fallimentare di Milano per prendere la sua decisione sul caso Risanamento, il colosso edilizio sull’orlo del crac: un fallimento che la Procura chiede con forza, e che il pool delle principali banche italiane - tutte pesantemente esposte verso il gruppo - sta cercando disperatamente di evitare.
Quando la sentenza verrà depositata, si capirà finalmente non solo la sorte di Risanamento (e dei suoi tanti, appetibili terreni al sole) ma anche la sorte del primo scontro che si sta combattendo intorno ad uno scenario del tutto inedito della vita economica e giudiziaria italiana. È lo scenario che vede una sola Procura - e al suo interno un ristretto gruppo di magistrati - svolgere una funzione di controllo sull’intero scenario economico nazionale. Perché non c’è solo Risanamento. Da Italease a Jp Morgan, da Mediaset a Eni, da Caboto a Saras, a Barclays, è lungo l’elenco dei colossi dell’economia e della finanza messi sotto tiro. Persino la telenovela dell’eredità Fiat ha a Milano un suo piccolo aggancio, l’indagine su alcuni avvocati di donna Margherita Agnelli de Pahlen.
Un controllo - va detto - rivelatosi indispensabile, per più di un aspetto. Senza questa funzione «onnivora» della Procura milanese gli imbrogli galattici del cavalier Tanzi sarebbero andati avanti chissà quanto, le imprese dei furbetti del quartierino sarebbero rimaste sconosciute, e mai si sarebbe intercettata la entusiasta telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte («Abbiano una banca!») di cui proprio oggi si parlerà nell’aula del processo Unipol. Ma sono in molti, nel mondo dell’economia e della finanza, a considerare anomala questa sorta di egemonia. Anche se nessuno lo dice apertamente: perché prima o poi tutti possono finire sotto le forche caudine dei pm milanesi, e allora è meglio non crearsi troppi nemici.
Ma come è nato, e su quali basi, questo supergruppo? Il suo documento istitutivo porta una data precisa: 20 giugno 2008. A istituire l’«area omogenea» - questa la denominazione ufficiale - è Manlio Minale, capo della Procura milanese. Più volte, nel documento, viene ripetuta la locuzione «allo stato», come se nelle intenzioni si trattasse di una sistemazione provvisoria. Ma, ad un anno e quattro mesi di distanza, l’«area omogenea» è ancora al suo posto, e al suo vertice c’è sempre il procuratore aggiunto Francesco Greco. Che, già quando era semplice pm, aveva creato all’interno del dipartimento «Reati finanziari» della Procura milanese un gruppo specializzato nella «tutela dei mercati finanziari», e sotto queste insegne aveva combattuto le campagne di Antonveneta e Unipol.
Scrive Minale il 20 giugno 2008: «la positiva sperimentazione dell’area omogenea denominata “tutela dei mercati finanziari” suggerisce di irrobustire quell’area stessa con l'ampliamento ai reati ed a materie collegati, e segnatamente al riciclaggio e all’usura posti in essere con strumenti societari ovvero da soggetti attivi nel campo finanziario e del credito, nonché alla truffa e ad all’appropriazione indebita similmente connotati». Si tratta, come si vede, di una delega potenzialmente assai ampia. Ma non è tutto: Minale «dispone ricondursi all’ufficio del consigliere Francesco Greco le segnalazioni provenienti dalla Banca d’Italia, dalla Consob, dall’Ufficio Italiano Cambi, nonché dalle altre autorità di vigilanza, e la cura e il coordinamento degli accessi all’archivio informatico della Camera di Commercio, del Catasto e la cura e l'esercizio della banca dati dell’Agenzia delle entrate contenente i dati comunicati dagli operatori finanziari».
Greco e i suoi pm dell’«area omogenea», insomma, diventano i terminali unici delle segnalazioni, e si ritrovano ad avere a disposizione banche dati quasi sterminate. Al rapporto diretto con la Consob - ultimamente assai attiva - si aggiunge il canale con i vertici della Sezione fallimentare del tribunale di Milano, anche questo messo per iscritto nell'ordine del giorno Minale. Il caso Risanamento sarà un test decisivo per questo ruolo.

Perché da una parte ci sono le banche: del cui ruolo salvifico, generalmente parlando, Greco non è mai stato convinto, e che nel caso specifico di Risanamento hanno - secondo i pm dell’«area omogenea» - gravi e dirette responsabilità nel dissesto; dall’altra c’è l’agguerrito fronte che si batte per salvare Risanamento, e che considera l’ostinazione della Procura nel chiedere il fallimento una ingerenza indebita. Se il tribunale dovesse dare ragione alla Procura, staccando la spina a Risanamento, per Greco e la sua «area omogenea» sarebbe un precedente i cui effetti si farebbero sentire a lungo.

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