Milano - Intanto lei canta. L’altra sera al Madison Square Garden di New York Jennifer Lopez è salita sul palco con suo marito Marc Anthony e ha squadernato le canzoni (anche) del suo nuovo cd Brave, uscito l’altro giorno e candidato a fare il numero uno nelle classifiche di mezzo mondo. Ogni brano, un’ovazione: in platea c’erano i suoi vicini di casa del Bronx, quando lei era ancora un’aspirante famosa, e una marea di ispanici che la trattano con la deferenza che si riserva alle dive senza se e senza ma. D’altronde questo è un momento d’oro per lei, che ha 38 anni e si è finalmente rimessa in equilibrio dopo le solite montagne russe di ogni inizio carriera: partenza boom, guai assortiti, perdita di credibilità, tentativo di rilancio.
Adesso Jennifer Lopez è tra le venti donne di spettacolo più ricche del mondo, ha pubblicato due album solo nel 2007 (l’altro è Como ama una mujer, uscito in primavera), firma linee d’abbigliamento e di profumi, produce reality show, ha appena recitato con suo marito nel El cantante e il film si è pure preso un bel po’ di complimenti anche dalla critica più snob. In fondo già la storia predispone agli applausi commossi: il film racconta la vita di Hector Lavoe, famoso cantante di salsa che negli anni Settanta raggiunse il successo, poi se lo mangiò tutto e morì di Aids solo come un cane. Sullo schermo Lavoe è naturalmente Marc Anthony, lei è sua moglie Puchi e il parallelo tra vita personale e vita recitata è uno dei punti di forza di questo film fogliettone destinato a fare faville specialmente nei paesi latino americani. Laggiù Jennifer Lopez è un punto di riferimento perché ha saputo mescolare, abilmente per carità, l’«hispanic way of life», il modo tutto latino di affrontare la vita, con le esplosioni di glamour da diva.
Tanto per dire, è diventata il terrore degli organizzatori di qualsiasi evento perché si pretende di viaggiare con un entourage sterminato (e costosissimo): massaggiatori a volontà e poi truccatori, guardarobieri, agenti di sicurezza, impiegati vari. Però, e questo piace molto, non perde occasione di fare beneficenza: dal ricavato di ogni biglietto venduto durante questo tour mondiale (possibile concerto anche in Italia il prossimo anno), un dollaro sarà devoluto alla «Ing Run for something better», progetto che favorisce l’integrazione dei ragazzi di origine latina.
Insomma, JLo è una multinazionale che fattura a tutto spiano e, come consiglia anche il meno abile dei consulenti, è anche capace di diversificare gli investimenti. La musica, certo. Poi il cinema, dove ha preso anche una nomination ai Golden Globe ma diciamo che non è mai stata accolta come una fuoriclasse. Infine il resto, che probabilmente rappresenta il punto forte del suo bilancio. La moda, con le linee di Sweetface, che comprendono di tutto, dalla t-shirt alla lingerie. I profumi, l’ultimo dei quali si chiama Desire. E gli spot televisivi, visto che solo per lo shampoo Lux ha incassato una fortuna in Giappone. Però questo non basta.
Ormai una vera diva hollywoodiana deve essere anche manager e quindi Jennifer Lopez è diventata presidente del consiglio d’amministrazione della Nuyorican Prods, società di produzione che è partita male (negli States lo show tv South beach è stato cancellato dopo 8 puntate) ma poi si è ripresa con il reality Dancelife, trasmesso anche da Mtv Italia il sabato alle 23,30 e su Mtv Pulse di Sky. E adesso, dopo aver firmato anche El cantante, produce il reality The amigas sweet 15 club che arriverà in tv nel 2008. Quanta roba.
Sarà per questo che il cd Brave non ha (ma era prevedibile) picchi di qualità e va poco più in là del singolo Do it well, pezzo piacevole e furbetto che girerà all’impazzata sulle radio. Però conta poco: ormai Jennifer Lopez, come dicono gli esperti, è un «brand» e quindi basta che ci sia, al resto dopotutto pensano i manager.http://blog.ilgiornale.it/giordano/
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