Popolare Milano, disgelo tra Mazzotta e sindacati

da Milano

Segnali di apertura fra i soci-dipendenti e i vertici della Bpm sulla fusione con Bper. Dopo lo stop di martedì sera quando l’associazione amici della Bipiemme aveva manifestato parere contrario all’operazione, ieri mattina un incontro con il presidente Roberto Mazzotta è sembrato rasserenare il clima. Al termine della riunione Mazzotta ha sottolineato come «la delibera assunta dall’associazione dei soci dipendenti non deve essere né fraintesa né strumentalizzata. Per me rappresenta una forte spinta a far meglio e a correggere alcuni elementi di rigidità statutaria». Alla dichiarazione ha fatto eco nel pomeriggio quella del segretario generale aggiunto della Fabi (il sindacato più rappresentativo in Bpm) Lando Maria Sileoni e del segretario nazionale Matteo Valenti: «Esprimiamo apprezzamento per la positiva evoluzione della vicenda». I due hanno spiegato che gli ultimi sviluppi «lasciano supporre la possibilità di superare l’impasse».
A non piacere all’associazione (che raggruppa la maggior parte dei circa 6000 soci-dipendenti ed esprime la maggioranza dei consiglieri) sono alcuni punti come la governance, giudicata «immutabile» a causa di quorum assembleari straordinariamente elevati che ne rendono improbabili modifiche ma anche le modalità di partecipazione dei soci alle assemblee. Intanto si va chiarendo la struttura di vertice.

Secondo gli allegati all’accordo tra i due istituti, citati dall’agenzia Radiocor, il direttore generale della superpopolare Fabrizio Viola (oggi dg Bpm), avrà deleghe su «finanza, informatica, operations, sviluppo organizzativo e large corporate». Al condirettore generale Ettore Caselli (dg Bper) sono invece affidate le deleghe su «risorse umane, politiche creditizie e area commerciale».

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