Sono un esercito di 550mila persone. Rappresentano il 31 per cento di tutti i lavoratori di Milano. Sono impiegati nella moda, nell'editoria, nel design, nella pubblicità e nell'architettura: sono in una parola i creativi. Sono loro a dettare le mode, ad acchiappare con un guizzo un'idea e a farne una tendenza. Sono i cervelli che Milano, capitale del fashion, ha sempre saputo attrarre. Ma chi sono, dove vivono e come vedono Milano? A queste domande ha risposto il dipartimento di Sociologia dell'università Bicocca guidato da Enzo Mingione con una ricerca «Acre» (Accomodating creative knowledge) svolta contemporaneamente in 14 città europee. Un progetto ancora in corso, ma che ha già sfornato i primi risultati. A partire dalle conclusioni: «Milano è una città dove i creativi lavorano ancora molto bene, ma vivono piuttosto male - spiega il preside Enzo Mingione -. Milano è vista come una città dal passato glorioso che però investe poco sui giovani. È un ufficio urbano dove il pubblico è più all'avanguardia dell'offerta culturale che fornisce la città». Duecento interviste fra neolaureati e manager. Tutti concordano: 6, appena sufficiente è il voto che danno all'offerta culturale milanese nonostante sia la più attiva in Italia superando sia Roma che Firenze.
Per quanto abbiano un reddito medio-alto anche i creativi soffrono il problema del caro-casa. Il 70 per cento di loro abita in quartieri semi-centrali, il 20 per cento in periferia e solo una minima parte, il 10 per cento, può permettersi case in centro. Il campione si è dimostrato univoco nel giudizio: le case sono care per il 53%, molto care per il restante 47%. Uno su due però vive nello stesso quartiere da oltre dieci anni ed è soddisfatto nel 79% dei casi di quello che offre. Dell’identikit dei creativi fa parte anche il contratto di lavoro (due su tre sono flessibili), l’età (il 13,7% ha meno di 30 anni) e le differenze di genere, con un quinto delle aziende diretto da una donna. Anche il creativo si radica, tanto che tende a frequentare il bar e il cinema di zona e ad andare a mangiare nel ristorante dietro casa. E uno su due abita nello stesso quartiere da dieci anni. Il lavoro la fa da padrone. «La città è vista come un grande ufficio urbano - spiega Marianna d'Ovidio, tra le curatrici della ricerca -. Le relazioni sociali sono ancora il punto di forza. Altro che internet: i creativi a Milano frequentano la città, vanno a manifestazioni e feste. Ma non per divertimento. La festa è il luogo dove trovare nuovi clienti, intrecciare relazioni, stabilire contatti per il proprio lavoro».
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