Controcultura

Il popolo dovrà inginocchiarsi e dire "Sono loro, finalmente"

Il popolo dovrà inginocchiarsi e dire "Sono loro, finalmente"

Per gentile concessione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo uno stralcio di Occidente (Apogeo) di Ferdinando Camon. È la parte in cui il leader del terrorismo nero teorizza il diritto alla strage. Queste pagine furono ritrovate in un covo e furono citate in tribunale.

«Bisogna arrivare al punto che non solo gli aerei, ma le navi, e i treni, e le strade siano insicure: bisogna ripristinare il terrore dei pirati, il terrore dei briganti, la paralisi della circolazione. Questo è anche lo scopo dei nostri nemici: riconosciamo dunque che hanno, essi, il punto di partenza in comune con noi. E al di fuori di noi e dei nostri avversari, con le nostre stesse idee ci sono milioni di uomini oggi in Italia. A questo schieramento d'uomini - che da soli non avremmo potuto creare, ma che il sistema stesso ha prodotto, come l'organismo infetto genera da sé gli anticorpi -, a queste moltitudini che sono stufe, annoiate, sofferenti per tutto ciò che esiste, noi facciamo arrivare la lieta novella: che ci siamo anche noi. Esse ci aspettano. Diamo un segno, inequivocabile, della nostra presenza: ci riconosceranno. Ci seguiranno, perché ciò che vogliamo è ciò che esse vogliono: la distruzione del mondo borghese. Cerchiamo di scoprire i pavidi, gli incerti, e mostrar loro proprio ciò che temono di scoprire da soli: che il male borghese è inguaribile, nessuna terapia è possibile, nessuna operazione chirurgica è ormai efficace. Occorre accelerare l'emorragia e sotterrare il cadavere. Noi dobbiamo convincerli che non si può edificare nulla fin tanto che rimangono anche solo le rovine: l'unica, la sola condizione per costruire uno Stato nuovo è che dei regimi borghesi siano spazzate via perfino le macerie».

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«Trovarsi d'accordo per distruggere è l'unico modo per restare insieme. Il programma ci divide, non sappiamo ancora chi siamo: dobbiamo lanciare il segnale e raccoglierci. Poi selezioneremo le persone. Essere umano è meno di essere nazionale, ma essere nazionale è meno di essere persona. Per essere persona bisogna provarlo: un atto eroico, un sacrificio può non bastare: è lo stile del sacrificio che può salvare. Arrecare danni al regime è un errore: il regime te ne chiederà conto. Ma provocarne la disintegrazione, questo è il rimedio. Occorre un'esplosione da cui non escano che fantasmi. Ci sono organismi unicellulari che, schiacciati, risorgono, e mutilati si riuniscono: ma in ognuno c'è un organo delicato dov'è la sede della vita: noi dobbiamo colpire quel nucleo come fanno gli antibiotici, noi dobbiamo dare lì al sistema un colpo tale che ogni coscienza si rimetta a noi con tutta la docilità, con tutta la gratitudine per qualunque cosa faremo di essa.

Occorre che il nostro gesto sia così chiaro, da far nascere in tutta la popolazione, inerme e inginocchiata, due sole risposte e nessun dubbio: Sono loro e Finalmente».

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