Mondo

«Il popolo iraniano vuole che Israele sparisca»

Anche la Russia e il governo palestinese prendono le distanze dalle parole del rappresentante della Repubblica Islamica

Gian Micalessin

Il mondo s’indigna e Tony Blair arriva persino a evocare la possibilità di un conflitto con l’Iran. Il premier britannico ha reagito con estrema durezza alle parole del presidente iraniano Mahmoud Ahmedinejad che mercoledì aveva rinverdito l’impegno, formulato a suo tempo dall’imam Khomeini, a cancellare Israele dalla carta geografica. «Se continuano a comportarsi in questo modo, la gente ci chiederà come intendiamo affrontare la questione iraniana. Potete immaginare uno Stato con un atteggiamento di questo tipo che si dota di armi nucleari?», si è chiesto Blair.
«Alcuni esponenti della classe dirigente dell’Iran credono che il mondo sia troppo distratto da altre vicende per reagire, ma si sbagliano - ha aggiunto il premier inglese -. Non si è mai sentito il presidente di un Paese auspicare la cancellazione un altro paese».
Le parole di Ahmedinejad e i suoi toni sopra le righe fanno rabbrividire anche l’amica Russia che si vede costretta, malgrado i buoni rapporti politico-commerciali e la collaborazione ai progetti nucleari di Teheran, a convocarne l’ambasciatore. E persino alcuni esponenti iraniani cercano inutilmente di ridimensionare i toni del loro presidente. Ma l’ indomabile e risoluto Mahmoud Ahmedinejad tira dritto. Così dritto da finire in piazza e marciare al fianco degli studenti integralisti scesi nelle strade di Teheran in occasioni delle manifestazioni anti-israeliane dell’ultimo venerdì di Ramadan.
Il presidente pasdaran non fa, insomma, neppure mezzo passo indietro. E pur non ripetendo esplicitamente l’impegno a cancellare Israele dalla faccia della Terra è come se lo facesse. A parlare al suo posto ci sono gli slogan intonati a squarciagola dalla marea di ragazzini con la testa fasciata dalle bandane verdi e le fanciulle vestite di nero da testa a piedi. Un unico immenso boato che ripete «morte a Israele, morte all’America». In mezzo a quel formicolio nerastro marcia anche il presidente pasdaran sorridente e orgoglioso come il capomanipolo d’un servizio d’ordine studentesco.
La manifestazione è quella solita dell’ultimo venerdì di Ramadan. Una manifestazione denominata «Giornata per Gerusalemme» e inaugurata negli anni successivi alla rivoluzione islamica per simboleggiare la condanna d’Israele e il sostegno alla lotta palestinese. Durante la presidenza del mite e diplomatico Mohammed Khatami, quando Teheran si diceva pronta a non ostacolare le trattative dell’Autorità nazionale palestinese con Israele, quella dimostrazione era diventata puro folclore. Oggi invece le dichiarazioni del presidente pasdaran e la sua discesa in piazza la trasformano nel segnale di una rinnovata aggressività iraniana.
Un’aggressività che Ahmedinejad non fa nulla per stemperare. Il presidente - durante la sua marcia al fianco del milione di integralisti confluiti a Teheran - ribadisce innanzitutto le proprie affermazioni. «Le mie considerazioni - dichiara - sono quelle di tutto il popolo iraniano». Subito dopo lancia altre stilettate contro i Paesi occidentali che «pensano di essere i soli governanti del mondo e si preoccupano quando sentono la voce di chi dice la verità».
Ma i primi a preoccuparsi delle sue «verità» sono gli alleati russi impegnati nella costruzione della centrale atomica di Busher e partner di primo piano per lo sviluppo del progetto nucleare iraniano. Mosca dopo le dichiarazioni del presidente iraniano aveva convocato per chiarimenti l’ambasciatore iraniano e questi si era affrettato a ridimensionare la portata delle dichiarazioni di Ahmedinejad. «Il presidente - chiariva una nota dell’ambasciata - non voleva utilizzare termini troppo incisivi né aprire un conflitto, sottolineava semplicemente la necessità di libere elezioni nei territori occupati».
La diplomatica rettifica viene ridotta a carta straccia dalla nuova marcia in avanti del presidente. La discesa in piazza al fianco degli studenti brucia anche le parole dell’ex presidente iraniano Hashemi Rafsanjani che approfitta della preghiera del venerdì a Teheran per auspicare un referendum tra israeliani e palestinesi e risolvere il conflitto.
Tra i primi a considerare «inaccettabili» le parole del presidente iraniano vi sono i palestinesi dell’Anp che per bocca del negoziatore Saeb Erakat ricordano come l’Olp prima e Anp poi abbiano riconosciuto il diritto all’esistenza dello Stato d’Israele. Una dura condanna è arrivata anche da Consiglio d'Europa.

Con le sue dichiarazioni «intollerabili e inaccettabili» contro Israele, Ahmedinejad «sfida apertamente i valori della comunità internazionale», ha affermato il presidente dell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa Renè van der Linden.

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