Il popolo della moto dà l’addio al signore della «Mv»

nostro inviato a Varese

L’uomo che ha realizzato le moto più belle del mondo ha ricevuto l’omaggio più vero e inaspettato. Quello di chi le sue moto non ha mai avuto, di chi forse le aveva sempre desiderate, di chi magari le comprerà presto, di chi nel frattempo si è fatto tentare da altre strade, chi giapponesi, chi tedesche. A dare l’ultimo saluto a Claudio Castiglioni, patron di Cagiva e Mv Agusta, il signore delle moto, il geniale imprenditore varesino morto mercoledì a 64 anni dopo una lunga malattia, non c’erano solo gli amanti dei suoi gioielli a due ruote, «le più belle moto del mondo» come amava giustamente dire ad ogni presentazione di un nuovo modello. Accanto alle Mv Agusta, alle Cagiva, alle Husqvarna, alle gialle e rosse Ducati resuscitate a cavallo degli anni Novanta dalla sua coraggiosa capacità di intuire, innovare e aprire nuove strade, c’erano vecchie e nuove Yamaha, vecchie e nuove Honda, grintose Ktm, brillanti Bultaco, Vespe e strani scooter. Centinaia di moto che si erano via via spontaneamente radunate, moto di ogni marca, moto di chi aveva letto del funerale sui giornali, chi l’aveva saputo dal tam tam sui blog dei motociclisti e di molti centauri che passando si erano fermati chiedendo del perché di tante Mv Agusta schierate fuori dalla chiesa.
Questo mentre dentro, nella chiesa della Brunella, l’amico e parroco di un tempo, don Valeriano, ripercorreva la vita di Castiglioni, la sua passione per il motociclismo, le corse, il suo amore per la famiglia, per la madre Enrica, per la moglie Enrica, per il figlio Giovanni, sottolineandone la devozione perché «era un uomo che si preoccupava per gli altri, che non ha mai scisso la fede dal lavoro» e «quante volte l’ho visto qui in chiesa di mattina presto e quante volte ci siamo ritrovati io e lui nel suo ufficio a pregare in silenzio». Tenero il ricordo della giovane nuora, dei nipoti, toccanti le parole dei suoi operai: «in questi giorni l’hanno tutti ricordato per quanto ha fatto nel mondo del motociclismo, noi, il Signor Claudio, lo vogliamo invece ricordare per la sua umanità, per come ci ha sempre tranquillizzato e protetto anche nei momenti difficili».
L’applauso seguito alle ultime parole di padre Pierantonio Norcini («il Signore sta dando a Claudio la moto più bella per raggiungere suo papà») ha accompagnato il feretro all’uscita e un attimo dopo non si è sentita più voce, non si è sentito più applauso, tutto il palpabile dolore è stato sovrastato dal meraviglioso e assordante accelerare e rombare e far fumare ruote delle moto che avevano riempito la piazza.


Poi, come è giusto che sia quando i momenti, anche se dolorosi, si vestono di magia, il più grande campione del motociclismo, Giacomo Agostini in jeans e giubbotto accompagnato dalla moglie, e Marco Lucchinelli, indimenticato campione del mondo classe 500 nel 1981, sono montati in sella alle loro Mv Agusta Brutale e F4, sono andati davanti allo spontaneo e variegato esercito di moto di tutti i tipi e casco in testa, occhi lucidi e visiera subito abbassata, hanno scortato il signore delle moto nel suo ultimo viaggio.

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