Il popolo "No-Dico" alza la voce, e parla la stessa lingua del Polo

Il popolo "No-Dico" alza la voce, e parla la stessa lingua del Polo

Roma - Il dodici maggio romano non rimarrà nella memoria soltanto per il Family Day e per una pacifica, imponente declinazione del concetto di famiglia tradizionale, messa in campo da un popolo invisibile, poco avvezzo a far sentire la propria voce in maniera organizzata. Il dodici maggio verrà ricordato anche come il giorno del rinnovato slancio dei cattolici, tornati a manifestare un orgoglio spesso sopito e a dimostrare l’esistenza di un patrimonio di consenso e fiducia ascrivibile alla Chiesa e alle organizzazioni cattoliche. Un patrimonio che nella società italiana è tutt’altro che in via di evaporazione, come dimostra la fotografia di Piazza San Giovanni espugnata da un milione di «alieni», estranei alle grandi adunate ma non per questo incapaci di far sentire la propria voce.
Il giorno dopo il successo conseguito da questo «esercito bianco», la politica si interroga sugli effetti del segnale fatto partire da una piazza priva di coloriture e bandiere partitiche. Su un punto pochi hanno dubbi: la manifestazione romana non solo è in piena sintonia con gli argomenti dei moderati. È l’anima profonda di quella piazza ad essere «naturalmente schierata con il centrodestra» come dice Roberto Formigoni. Il successo della manifestazione, insomma, rappresenta un bel tonico per la Casa delle libertà. Che senza alzare i toni o tentare di «colorare» troppo quella piazza non può fare a meno di notare come, per la prima volta, si sia realizzata una saldatura piena e ufficiale tra la «Chiesa ufficiale» e la «Chiesa di base», quella dei movimenti e delle organizzazioni cattoliche. E tutto questo sia avvenuto in un’occasione in cui nel mirino sono entrate pesantemente le politiche portate avanti dal centrosinistra.
«La Cdl esce rafforzata da questa manifestazione, non c’è dubbio» dicono diversi esponenti di Forza Italia che preferiscono non avventurarsi in dichiarazioni ufficiali per sfuggire all’accusa di voler marchiare con il fuoco una giornata in cui sono stati i valori a farla da padrone. «Colpisce la capacità di mobilitazione di un popolo che ha ben poco a che fare con il centrosinistra. D’altra parte come si conciliano le richieste di quella gente con le politiche sposate da tre quarti dell’Unione?». Pochi prevedono effetti sugli equilibri interni alla Casa delle libertà. Naturalmente l’ovazione riservata a Silvio Berlusconi non è passata inosservata, così come il personale successo ottenuto da Gianfranco Fini. Ma il loro appeal è ormai consacrato e non ha bisogno di ulteriore conferme.
Il contraccolpo, in negativo, ricade invece interamente e pesantemente sull’Unione. «Questa è una piazza che fa più danni all’Unione di quella del 2 dicembre» fa notare Gianfranco Rotondi, segretario della Nuova Dc «ed esprime una piattaforma che ripropone modernamente valori come Dio, Patria e Famiglia, recentemente imbracciati con successo da Nicolas Sarkozy. Una piattaforma borghese-familiare che la Cdl rappresenta sicuramente più dell’Unione ma che, espressa in questo modo, non viene neppure completamente rispecchiata dai partiti della coalizione di centrodestra». Il primo effetto concreto della grande manifestazione, prevede Gianfranco Fini, sarà «l’affossamento dei Dico». Gianni Alemanno, invece, propone subito una risposta coerente sul piano legislativo. «L’unico modo per rispondere in modo adeguato a questa realtà deve essere quello di mettere subito in discussione in Parlamento una legge quadro sulla famiglia attesa ormai da molti anni». Ma c’è anche un effetto di immagine sullo stato delle due coalizioni che non può sfuggire all’occhio dei protagonisti. «Quello che è successo sabato rappresenta davvero una brutta pagina per il centrosinistra» fa notare il portavoce di Alleanza Nazionale, Andrea Ronchi. «Da una parte si è visto un centrodestra profondamente unito su ciò che più conta: la piattaforma valoriale. Dall’altra un centrosinistra impossibilitato ad avere una politica sulla famiglia, costretto all’immobilismo perché privo di identità. Un centrosinistra diviso tra chi è andato in piazza San Giovanni, chi è andato a piazza Navona e chi ha insultato Bagnasco». «La verità è che l’Unione ha una cultura elitaria, lontana dai valori e dalla cultura profonda del cuore del Paese» continua Ronchi.

«D’altra parte la dimostrazione è nei fatti: il centrodestra si è speso a favore della famiglia quando era al governo, il centrosinistra si schiera contro di essa e la penalizza, suscitando per reazione una grande manifestazione di piazza. Un grido d’allarme che non può restare inascoltato».

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