È rimasto per ventanni a prendere polvere in archivio. Poi, quando sembrava caduto completamente nel dimenticatoio, a qualcuno è venuto in mente di dargli una veloce lustrata e riproporlo per intero, spacciandolo per inedito. Sembra incredibile, ma a grandi linee è questo lo strano percorso del progetto di riqualificazione di Porta Portese presentato dalla giunta Veltroni come una panacea per fare rinascere lo storico mercatino domenicale di via Portuense che annega nellabusivismo e nella corruzione, come dimostra linchiesta che coinvolge operatori e vigili e che mira a far luce su un presunto «pizzo» pagato da chi voleva garantirsi un banco.
Lidea di ridurre il numero delle bancarelle a 970 unità e di dare un taglio netto allabusivismo che prospera nellarea, infatti, risale addirittura al 1988. In questo lungo intervallo di tempo, mentre la situazione a Porta Portese non ha fatto che peggiorare, lamministrazione si è limitata a palleggiarsi le colpe a suon di carteggi finiti sulle scrivanie di sindaci, assessori, presidenti della ex circoscrizione, comandanti della municipale, direttori degli uffici tecnici e delle ex ripartizioni. Tutti concordi sulla necessità di intervenire, ma altrettanto latitanti al momento di passare dalle parole ai fatti.
Una «storia infinita», insomma, come lha definita Fabrizio Santori, capogruppo di Alleanza Nazionale nel XVI Municipio e autore di un corposo dossier sullargomento, in cui sono sottolineate tutte le «responsabilità politiche di chi sapeva e non ha agito». A voler essere pignoli, come ricordato ieri da un altro consigliere di Alleanza Nazionale, Bruno DAmbrogio, il degrado ha radici ben più antiche, visto che «a Porta Portese sono morte quattro persone perché le ambulanze non sono riuscite a farsi largo tra la folla ed è stato venduto di tutto, persino crani umani».
Proprio per restituire al mercato il suo ruolo scolpito nella tradizione ed evitare che continui a essere «una triste copia di via Sannio», la Casa delle Libertà propone di mettere dei freni alle tipologie di merce vendibili, privilegiando lantiquariato, i libri antichi e i prodotti dartigianato di Roma e provincia. Se questo provvedimento dovesse fallire non sono da escludere rimedi estremi, come quello di trasferire la sede lungo le anse del Tevere, le stesse che già vengono utilizzate durante lEstate Romana. In questo modo si procederebbe alla riqualificazione di unarea che versa in condizioni molto gravi e si libererebbe il quartiere da un giogo divenuto insostenibile.
Durante una conferenza stampa, al quale hanno partecipato anche il capogruppo di Forza Italia Gianni De Lucia e quello dellUdc Antonio Crisciotti, oltre ai consiglieri Marco Valente (An) e Beatrice De Bono (Fi), sono state avanzate anche altre proposte.
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