Il portabagagli c’era. Mancava solo la borsetta...

L’altro giorno ho imboccato l’autostrada in assetto ferie. Cioè con auto carica e famiglia a carico. Per un puro sfizio vacanziero, ad accompagnarci tutti e quattro in questo viaggio al confine tra Umbria e Toscana non ha provveduto la nostra fidata monovolume bensì, una non vecchia, però datata vettura senza tempo. Per cui, quattro posti secchi e bagaglio capiente il giusto. Senza eccessi. C’è stato tutto sulla non vecchia ma senza tempo. Compreso un barbecue da montare una volta giunti alla meta. Durante il viaggio, visto che data l’età non era il caso di maltrattarla, siamo più o meno stati sorpassati da tutta Italia. L’esperienza, potenzialmente umiliante, si è però rivelata istruttiva. È stato come quando da bambini ci si affacciava ai balconi per contare le macchine che transitavano sotto, quando se ne scrutavano i colori a pastello, quando si mandavano a memoria i modelli uguali.
Guardando le automobili che sfrecciavano ogni dove, osservando i suv che come Terminator mi passavano sopra e resistendo agli spostamenti d’aria tipo treno al passaggio a livello provocati da monovolumi come quella che avevo lasciato a casa, ecco, ho avuto un’altra prova che il mondo va davvero al contrario. Perché manca spazio, perché siamo in tanti, perché le auto sono molte di più e come è logico che sia in un mondo illogico sono diventate enormi. Anche le piccole, le utilitarie sono praticamente versioni obese di quelle passate, a tal punto che ci s’inventa la Smart per poi scoprire che le sue dimensioni sono più o meno quelle della mitica 500 di cinquant’anni fa.
Colpa nostra che le vogliamo caricare di inutilità varie e necessità inutili, colpa nostra che guardiamo ai genitori come esseri preistorici che negli anni Settanta o Sessanta viaggiavano sulla 1100 con famiglia e chissà come mai non gli mancava mai niente. Durante il viaggio verso la Toscana, il massimo è stato quando ho avuto la sensazione che su di noi e la nostra macchina non vecchia ma senza tempo atterrasse un Airbus 380. È successo ridiscendendo l’Appennino, nel momento esatto in cui ci ha superato un mega suv 4 per 4, anzi 4 per 1000, di colore bianco, con sul tetto uno di quei cosi a siluro porta bagagli. Ho pensato fosse un circo che cambiava piazza tanto era carico.

L’ho rivisto all’autogrill il mega suv circo. Dentro erano solo in tre: babbo, mamma e bimbo. I finestrini erano giù e i genitori stavano litigando. Lei diceva a lui: «Ti odio, hai caricato in macchina mezza casa, ma ti sei scordato la mia borsetta…».

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