Il portaborse Francesco Cominelli

Milano Ci sono 4mila euro «fantasma». Soldi destinati ai cosiddetti portaborse, che rischiano di saltare se si dovessero equiparare gli stipendi dei parlamentari ai colleghi europei. «Non chiamateci così, però - dice Francesco Comellini, assistente del deputato Pdl Giuliano Cazzola - non ho mai portato la borsa a nessuno. Sono un consulente e il mio contratto di natura professionale è certificato dall’associazione Marco Biagi».
Insomma, sei al riparo dai tagli ai compensi...
«Diciamo che sono l’unico che potrebbe dire “non importa”, e invece penso che parlare di noi serva, visto che un eventuale taglio dei soldi destinati a noi mette seriamente a rischio chi non ha la fortuna - come me - di lavorare per un deputato che ha nel proprio dna il sacro rispetto del valore delle persone e del loro lavoro».
Di quanti soldi parliamo, quattromila euro al mese?
«Per essere esatti, ai collaboratori sono destinati 3.690 euro alla Camera, 4.180 euro per il Senato. Sono soldi parametrati alle spese per il collegio elettorale. Oggi invece ci sono colleghi che prendono poco e altri il giusto».
Che cosa fate, esattamente? E che cosa chiedete?
«Come fanno i parlamentari a sapere sempre tutto? Non sono certo tuttologi: ma ascoltano, studiano e lavorano. E come facciamo tutti, quando non sanno c’è qualcuno che li aiuta, e gli risolve le grane collaboratore parlamentare colma le grane assiste nelle funzioni. Al Parlamento europeo i collaboratori hanno uno status giuridico già da questa legislatura».
Che cosa cambierebbe?
«Ci sarebbe una griglia stipendiale, sul modello anglosassone, legata a due elementi: competenza e titolo di studio. Pensi che nel Regno Unito c’è anche la rappresentanza sindacale.

Eppure né Fausto Bertinotti alla Camera né Franco Marini al Senato non hanno fatto mai nulla.
E invece Fini?
«Se volesse, potrebbe cambiare tutto con una delibera. Credo che lo farà, mi è sembrato determinato. Spero che ci riesca...».

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