I numeri sono dalla loro parte: due milioni di visualizzazioni sul canale Mtv On Demand, le date del tour teatrale già esaurite, grandi apprezzamenti da chi di comicità un po’ se ne intende come Arbore, Teocoli, Abatantuono, e la critica positiva - che certo non guasta - del severo Aldo Grasso. E ora il grande salto. I soliti idioti, il programma satirico (uno dei pochissimi peraltro presenti sui nostri canali) alla terza stagione su Mtv, si appresta a sbarcare sul grande schermo prima ancora di mettere in cantiere la quarta. Ma, a scommettere sul futuro cinematografico dei due interpreti, Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, non è un produttore qualunque bensì Pietro Valsecchi che, un paio di anni fa, lanciò con Cado dalle nubi Checco Zalone, star del programma Zelig, in un momento in cui nessuno più credeva al successo automatico dei comici televisivi al cinema.
Lo strepitoso successo poi quest’anno di Che bella giornata non ha fatto altro che confermare una scelta particolarmente azzeccata.
Così ora Mandelli e Biggio, classi '79 e '74, cresciuti ambedue a pane e Mtv, si (ri)trovano in un appartamento milanese a scrivere, insieme allo storico autore della serie Martino Ferro, la sceneggiatura del film I soliti idioti: «In questo momento siamo alla terza stesura, a fine luglio avremo lo script finale e partiremo con il film che sarà diretto da Enrico Lando» dicono al Giornale, praticamente all'unisono in viva voce, Mandelli e Biggio, che aggiungono: «Dobbiamo dire grazie al figlio quindicenne di Valsecchi che ha suggerito al papà un decisivo «perché non fai un film con loro?». E l’intervista telefonica si fa ancora più divertente perché non si può non pensare, parlando con loro, ai rispettivi personaggi della serie televisiva, in particolare ai due gay, uno dipendente dal cellulare e l’altro che crede di poter avere un figlio in maniera naturale e, a chi non gli crede, urla in faccia «forse perché sono omosessuale?».
Che poi è solo uno dei tanti tormentoni che la coppia di comici, capace di trasformarsi fisicamente in maniera davvero impressionante (delle «maschere» curate in ogni dettaglio iconografico rispetto ai caratteri dei personaggi), ha sfornato in questi anni e che ora si ritrovano addirittura stampati su felpe e magliette in vendita nel negozio online di Mtv. Come «Mamma esco» (sul retro «E dove vai?») del piccolo Niccolò che esce di casa fornendo ai genitori un po’ disinteressati le giustificazioni più stravaganti per portare a termine le peggiori. O il «che minchia guaddi» del mafioso incallito, Totò Gruppusu, intenzionato a perdere «il vizio» e di smettere di essere mafioso anche se, proprio come per chi abbandona le sigarette, il percorso non sarà facile. Infine, su tutti, il «dai cazzo» che Ruggero De Ceglie, padre volgare che si crede uomo di mondo, urla sempre al figlio Gianluca, laureato e amante dell’arte, perché lo considera un mentecatto.
Manca solo il «un attimo e sono subito da lei» che l’impiegata delle poste pronuncia sempre, prima di scomparire inspiegabilmente (ah, la burocrazia!), al mite ragazzo di provincia quando arriva il suo turno accompagnato dall’immancabile «bip» del numeretto.
Un successo incredibile, anche trasversale (giovanissimi sul web, over 40 su Mtv), replicato a teatro (a luglio due nuove date, l’11 a Roma, il 16 a Torino) che, dice Fabrizio Biggio, «proprio non ce lo aspettavamo, abbiamo visto il pubblico anticipare tutte le nostre battute e quasi non riuscivamo ad arrivare alla fine».
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