«Portiamo con noi Dini e Capezzone Così nascerà il nuovo Polo liberale»

Il progetto: «Fare massa critica all’interno del centrodestra»

da Roma

Liberali al lavoro per fare «massa critica» nel centrodestra. Il progetto è ancora in divenire e Adriano Teso, industriale da sempre impegnato in politica e in Confindustria, non vuole entrare nel dettaglio. Quello che è certo, spiega, è che c’è un’area ampia che va dai Capezzone ai Riformatori liberali di Benedetto della Vedova fino al Pli e al Pri, alla ricerca di un minimo comun denominatore. Che per il momento è la critica alla finanziaria del governo Prodi.
C’è veramente uno spazio politico in quest’area?
«C’è tutto un mondo liberale che non ha trovato collocazione. Capezzone si sta muovendo perché ha capito che la sinistra non è la sua casa. Ma ci sono anche il Pli e il Pri che hanno sempre estimatori, poi i Riformatori liberali. Insomma un popolo liberale che non vede una soluzione nella Brambilla. Che pensa che Silvio Berlusconi sia un grande personaggio, ma sa anche che Forza Italia non può canalizzare questa energia. Questa gente ora vuole dire la propria e mettersi insieme per fare massa critica».
Quindi mani libere anche per quanto riguarda la collocazione nei due poli?
«Chi in questo momento sta esprimendo una politica più liberale è certamente il centrodestra».
E Lamberto Dini è parte di quell’area?
«Per ora no, ma io credo che il Partito liberaldemocratico che ha presentato con Zanone ha scelto una strada che inevitabilmente si ricollegherà con quella degli altri liberali. Una formazione di questo tipo permetterebbe di attirare gli elettori che in passato sono andati al centrosinistra solo perché non si riconoscevano in Berlusconi».
Non è liberale Berlusconi?
«Come mi ha detto in uno dei nostri incontri, lui è più liberale di me. Ma è soprattutto il capo di una coalizione e deve tenere conto delle esigenze di tutti. Ragionamento ineccepibile. Sta a noi trovare una voce solamente liberale e farla pesare nella coalizione».
Se doveste fare un programma economico da dove comincereste?
«Già lo facciamo con il centro studi Sam Quilleri. L’evasione fiscale, che va recuperata. Siamo i primi a non volere la concorrenza sleale degli evasori. Però poi ci troviamo di fronte a uno Stato terribilmente costoso che ci mette fuori gioco nella concorrenza internazionale. Paesi con solide tradizioni socialiste hanno sentito la necessità di abbassare le pressione fiscale sia sulle imprese sia sui cittadini. E mi sembra che la finanziaria non vada in questa direzione. Altre priorità sono energia e infrastrutture. Penso anche a un sussidio di disoccupazione universale e graduato che sostituisca gli ammortizzatori sociali. E poi gli orari di lavoro».
Argomento delicato per un governo.
«Ho l’impressione che su questi temi ci sia un forte desiderio di dirigismo. Invece basterebbero poche regole lasciando il resto ad accordi tra le parti. Vede, si pensa al liberalismo come all’assenza di regole.

Invece il liberalismo è per un sistema economico che produca ricchezza e metta al centro i diritti della persona. Ma fa anche socialità. Perché solo se ci sono le risorse si riescono a fare vere politiche sociali a favore delle persone deboli».

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