Vito De Ceglia
Alla fine, a spuntarla è stato Sandro Carena. «Non mi dimetto, non ci penso nemmeno...»: aveva dichiarato il segretario generale dell'Authority al Giornale tre settimane fa. E così è stato. Verrebbe da dire: tanto rumore per nulla. Perché ad alimentare la tensione, che ormai da mesi serpeggiava nei piani alti di Palazzo San Giorgio, è stato il presidente dell'Authority, Giovanni Novi, chiedendo lunedì scorso esplicitamente al segretario generale di dimettersi. E lo ha ribadito anche ieri: «Abbiamo avuto un incontro cordiale - ha ammesso Novi - e gli ho detto chiaramente quello che pensavo».
Sta di fatto che le dimissioni non sono arrivate. E Carena - forte dell'appoggio incondizionato di una parte consistente della struttura dell'Authority, dell'utenza, dei terminalisti e della Cgil - ha preso tempo lasciando in stand by il presidente dell'Authority, che, al suo posto, aveva già individuato un sostituto: Giancarlo Laguzzi, ex direttore della divisione cargo di Trenitalia. Quindi, ieri non c'è stata nessuna resa dei conti, nessun colpo di scena. L'atteso confronto tra i due «duellanti» si è concluso come era iniziato: senza risposte. E dire che una decisione era attesa, almeno auspicata visto le evidenti divergenze manifestate in più occasioni: dall'Affresco di Renzo Piano alla riorganizzazione della pianta organica dell'Authority fino alla ritardata assegnazione del sesto modulo di Voltri.
Poche ore prima del faccia a faccia con Carena, Novi ha incontrato i membri della commissione Sviluppo economico e produttivo della Provincia di Genova. «Il futuro del porto di Genova - ha dichiarato il presidente dell'Authority - potrà essere roseo se ci sarà la volontà congiunta dei soggetti interessati di attuare i programmi delineati e se verrà sviluppato il sistema del trasporto ferroviario, l'unico che nella presente situazione e nel breve periodo può garantire l'efficacia dello smaltimento tempestivo delle merci». Novi si è poi soffermato sulle singole questioni, dal porto di Voltri alla condizioni ambientale di Prà che deve essere migliorata razionalizzando le linee ferroviarie e ripristinando i sottopassi inutilizzati, dallo spostamento del petrolchimico di Multedo al riempimento di calata Bettolo che si conta di ultimare nel 2009, dalle riparazioni navali la cui attività deve essere incrementata con il sesto bacino allo spostamento della nautica in area da concordare con le istituzioni locali, dai sacrifici pagati sull'altare dell'accordo di Cornigliano alla soddisfazione per l'imminenteapertura della strada in prosecuzione di lungomare Canepa.
«Questo incontro - ha concluso Novi - è stato molto utile anche perché ha aperto un dialogo diretto con i rappresentanti delle istituzioni che possono avvalersene in sede deliberante. Auspico che analoghe iniziative vengano assunte anche dagli altri enti locali».
Infine, se il futuro del porto di Genova (è la speranza) potrebbe essere roseo, il presente è a tinte fosche: nel mese di giugno sono state movimentate 4.698.
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