«Porto le magìe della chitarra classica alla gente»

Finalmente la chitarra classica spezza le barriere e, senza snaturarsi, lascia le sale da concerto e si avvicina a locali come il Blue Note, dove stasera - con un unico concerto - Roberto Fabbri presenta il suo nuovo album Beyond.
Il disco si chiama «Beyond», cioè oltre...
«Oltre l’ambito accademico, anche se rivendico la classicità della mia musica. C’è chi si vanta di dire “questo è un disco per pochi”, io penso che la chitarra classica vada riportata fra la gente».
Come è nato questo cd?
«On the road dai miei continui viaggi. Tengo concerti in tutto il mondo e queste composizioni sono cartoline, o acquerelli in musica delle cose che vedo».
Una rinascita della chitarra classica, come è avvenuto in questo periodo col pianoforte.
«La chitarra classica deve essere testimone del nostro tempo, non può fermarsi al Rinascimento o ai primi del Novecento. Perché si devono evolvere solo pop e rock? La chitarra può essere allo stesso tempo colta e popolare».
I suoi punti di riferimento?
«Non posso non citare Segovia, sia per lo stile, sia per il gusto con cui ha portato la chitarra classica al grande pubblico; di solito i chitarristi classici pensano di perdere prestigio se non seguono la via dell’intellettualismo. Invece Segovia, che tecnicamente è arrivabile, non ha mai perso di vista il gusto melodico. E ho imparato tutto da Mario Gangi, chitarrista formidabile per stile e per apertura mentale. SUonò con la Filarmonica di Berlino, con Pierre Boulez ma fu anche il primo a portare la chitarra elettrica in un’orchestra».
A tratti nel suo disco sembra di sentire il suono tipico dei chitarristi dell’etichetta Ecm.
«Può essere ma loro sono artisti trasversali, io invece rigorosamente classico. Infatti nel mio suono non c’è assolutamente improvvisazione. Infatti dei miei pezzi pubblico regolarmente gli sparititi; ho trascritto per chitarra anche alcune cose di Morricone e prossimamente anche le canzoni dei Beatles».
Nell’album ha rivisitato anche alcuni brani di Giovanni Allevi.
«Mi piace il suo percorso artistico, ha avvicinato un sacco di ragazzi al pianoforte; io spero di fare la stessa cosa con la chitarra. Come avvenne negli anni Sessanta con il folk e il blues».
Come sarà il concerto al Blue Note?
«Importantissimo per me. Un modo per testare il pubblico e sdoganarmi.

perchè io suono ovunque, dalla Cina all’America, in giugno sarò in Venezuela ma solo ai Festival di chitarra, dedicati agli appassionati. Questa sera sarà la prova del fuoco».
Niente improvvisazione: quindi il cd rispecchia il concerto.
«Si, le note sono le stesse ma ogni concerto è diverso per intensità, velocità, emozione».

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