da New York
Justin Gatlin, campione olimpico e del mondo dei 100 metri, campione del mondo dei 200, nonché recordman sulla distanza in 977 ottenuto lo scorso 12 maggio a Doha (eguagliato il giamaicano Powell), ha reso noto che l'agenzia statunitense antidoping gli ha notificato che non ha superato un test eseguito dopo una gara con la staffetta, lo scorso 22 aprile a Kansas City. «Sono risultato positivo al testosterone o ai suoi precursori», spiega in una nota. «Non sono in grado di dare una spiegazione a questo esito perché non ho mai usato consapevolmente sostanze vietate, né ho autorizzato chicchessia a somministrarmi sostanze simili». La notizia è di quelle che fanno sobbalzare perchè Gatlin si era imposto come miglior sprinter fin dai giochi di Atene e da allora aveva conquistato non solo per la bravura, ma anche per la sua simpatia. «Sin da quando ho iniziato a fare i test antidoping, non ho mai fatto niente di mia iniziativa per far sì che un simile evento negativo potesse accadere - continua Gatlin nella sua nota -. Nel passato ho cooperato con lAgenzia antidoping Usa e continuerò a farlo anche in futuro, pur sapendo che ora andrò incontro a un processo sportivo. Ma spero che quando sulla vicenda si sarà fatta luce completa e la verità verrà fuori, allora si determinerà che non ho fatto niente di male». Ma Gatlin non è nuovo a fatti del genere perché venne trovato positivo allanfetamina ai campionati giovanili americani del 2001. Tutto era derivato da una ricetta medica che gli prescriveva una medicina che prendeva da 10 anni per combattere una forma di disordine mentale che gli impediva di concentrarsi al meglio.
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