Da oltre un anno si parla di «crisi» del credito, ma in Italia il settore del credito al consumo, vale a dire dei prestiti alle famiglie, mutui esclusi, è stato in crescita per tutto il 2008. Certo si tratta di una crescita moderata.
Secondo i dati di Assofin, lassociazione delle imprese del settore, lanno scorso le operazioni, pari a 60,6 miliardi di euro, sono risultate in aumento dell1,4% rispetto al 2007.
Sul totale erogato, i prestiti concessi da banche e finanziarie, quelli sulle carte di credito e la cosiddetta «cessione del quinto», sono cresciuti abbondantemente, mentre a rallentare, di oltre il 12%, sono stati i finanziamenti cosiddetti «finalizzati», quelli destinati allacquisto di auto, moto e altri beni di consumo durevoli, concessi direttamente nei punti vendita.
In questo contesto, è evidente che se i provvedimenti appena varati dal governo (un pacchetto di aiuti da circa 2 miliardi di euro) avranno leffetto atteso sui consumi, il prevedibile aumento dei finanziamenti finalizzati darà nuovo impulso a tutto il settore.
Il Giornale ne ha parlato con Umberto Filotto, docente di Economia delle aziende di credito allUniversità di Roma Tor Vergata e segretario generale di Assofin.
Il credito al consumo sembra tutto sommato risentire meno di altri settori dellincertezza economica. Nonostante la crisi, le famiglie italiane sono ancora disposte a indebitarsi per fare acquisti?
«Senza dubbio nel 2008 cè stata un rallentamento. Ma va notato che le famiglie italiane, rispetto a quelle degli altri principali Paesi, sono poco indebitate. Lindebitamento medio è meno di un quinto di quello delle famiglie americane. E lincidenza del debito rispetto al reddito disponibile in Italia è quasi la metà rispetto agli altri Paesi europei».
Ritiene allora che il settore abbia ancora ampi margini crescita?«
«Sì, e va sostenuto perché il credito al consumo fornisce uno stimolo alleconomia. In Italia, a differenza degli altri Paesi, cè un debito pubblico molto alto e un debito privato basso. Dunque, fare interventi di finanza pubblica per stimolare la crescita è difficile, mentre si può spingere la domanda privata: ha fatto bene il governo a varare provvedimenti in questo senso e il settore va stimolato anche attraverso il credito».
Con la crisi non stanno aumentano le sofferenze, non cresce cioè il rischio che chi prende il prestito non lo ripaghi?
«Non abbiamo dato aggiornati sugli ultimi mesi, ma fino al giugno 2008 le sofferenze erano attorno al 2-3%, un livello molto soddisfacente.
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