da Lussemburgo
A pochi giorni dal vertice Ue di giovedì e venerdì, le posizioni dei Venticinque nel negoziato sul quadro finanziario Ue 2007-2013 continuano a essere «inconciliabili», e per trovare un accordo «occorrerà che tutti, nessuno escluso, accettino di fare passi indietro». Lo ha dichiarato ieri Gianfranco Fini a margine del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue a Lussemburgo, ricordando che l'Italia «potrebbe anche esercitare il suo diritto di veto».
«Non ho nessun desiderio di mostrare i muscoli. So - ha detto Fini - che sarebbe una decisione foriera di controversie: ma la presidenza lussemburghese sa benissimo che il nostro ribadito senso di responsabilità e di disponibilità al compromesso non va confuso con debolezza, cedevolezza o la scarsa volontà di ricorrere all'arma estrema». Anche se l'Italia restasse sola, d'altronde, le cose non cambierebbero, ha assicurato Fini: «Non è un problema di solitudine o compagnia, ma di trovare il punto di difesa dell'interesse nazionale».
I due punti su cui Roma minaccia di mandare tutto all'aria sono noti: da un lato le politiche sui fondi di coesione, su cui il governo teme di perdere 8 miliardi di euro per le sue regioni più povere; e dall'altra lo «sconto britannico», 5 miliardi di euro di rimborso per quest'anno, di cui l'Italia già paga il 25% e che aumentando nel tempo rischia di «diventare davvero inaccettabile».
Fini ha parlato anche dello «stallo» all'integrazione europea, provocato dal no franco-olandese alla Costituzione: bisogna ripartire, «ma senza correre, innestando la prima marcia», ha commentato il capo della Farnesina, confermando che tra i 25 «si sta ragionando anche sull'ipotesi di un rinvio» del processo di ratifica. Il ministro, che ha affrontato la questione in incontri bilaterali con i colleghi di Gran Bretagna, Germania e Francia, ha detto che tra i ministri «ci sono al riguardo opinioni diverse».
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