Poste italiane, l’Antitrust apre un’inchiesta

L’Autorità per la concorrenza sospetta che ci sia stato abuso di posizione dominante contro 70 operatori ex titolari di concessioni

Poste italiane, l’Antitrust apre un’inchiesta

da Milano

Solo poche settimane fa, con un voto bipartisan rimasto privo di grande eco, il Parlamento europeo ha rinviato di due anni, dal 2009 al 2011, la completa liberalizzazione dei servizi postali nel Continente. È la seconda volta che ciò avviene: già una prima volta la data originaria, il 2006, fu fatta scivolare al 2009. Ieri l’Antitrust italiano ha avviato un’istruttoria contro Poste italiane per abuso di posizione dominante. È l’altra faccia della medaglia: da un lato il sistema monopolistico tende a perpetuarsi, dall’altro l’Autorità per la concorrenza ne ravvisa le incongruenze.
L’Antitrust spiega che «l’insieme dei comportamenti di Poste italiane appare in grado di limitare sensibilmente l’attività degli ex concessionari, e di alterare le condizioni di concorrenza». Le aziende private di recapito sono una settantina (70-100 milioni il giro d’affari annuo, 2-3mila i dipendenti), e agiscono in base a contratti con l’«operatore universale». L’istruttoria riguarda gli accordi di fornitura siglati dal dicembre 2000 al gennaio 2007 con i concorrenti precedentemente titolari di concessione di servizi postali. Per quanto riguarda i contratti - spiega il Garante - questi «potrebbero configurare una strategia unitaria di Poste mirante a estendere e rafforzare la propria posizione dominante sui mercati dei servizi attualmente liberalizzati e su quelli che lo saranno in un prossimo futuro». L’Autorità spiega poi che dopo l’entrata in vigore del decreto attuativo della direttiva comunitaria di progressiva liberalizzazione, «Poste ha stipulato con circa 70 ex concessionari contratti per esternalizzare una serie di servizi rientranti nell’ambito della riserva legale. Tuttavia, grazie al potere contrattuale di gran lunga maggiore di Poste, questi contratti appaiono fortemente squilibrati a suo favore».
«Attendiamo con serenità l’esito dell’istruttoria avviata dall’Antitrust» ha commentato ieri l’amministratore delegato di Poste italiane, Massimo Sarmi, convinto che l’azienda «ha sempre rispettato le regole del mercato, della concorrenza e della tutela del consumatore, valori che sono prioritari nella missione aziendale». Ma l’Aduc (consumatori) lamenta i tempi lunghi per l’istruttoria, stimati in dieci mesi: «Un’eternità!».
Va anche detto che la mancata concorrenza in Italia non fa bene al settore postale; i «pezzi» recapitati ogni anno sono circa cento per abitante, quando la media europea è di 200, che sale a 300 fissando il confronto su Paesi più evoluti e già liberalizzati (Svezia, Finlandia e Gran Bretagna) o con liberalizzazioni programmate a breve (Germania, Olanda e Norvegia). Le Poste italiane in questi anni hanno ottenuto brillanti risultati di bilancio grazie ai servizi assicurativi e finanziari (ove operano in regime di concorrenza), e non per il tradizionale recapito (che rappresenta «solo» 5,4 miliardi di ricavi sui 17,1 complessivi), rimasto in condizioni di diffusa inefficienza; penalizzando, tra l’altro, tutto il mondo del commercio elettronico.

Un piccolo esempio del servizio postale è di ieri: a Milano è stata consegnata una lettera spedita a Udine dieci giorni prima, quando il recapito della posta prioritaria è «promesso» entro il giorno successivo a quello di spedizione.

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