«Posti-bici e via i panettoni»

Serena Coppetti

C’è via Santa Maria Segreta, la «cenerentola» di via Dante. Ci sono i monumenti indigesti. Eppoi ci sono tutti quei dettagli che vanno dall’illuminazione ai panettoni, passando per l’interno della metropolitana che andrebbero rivisti e corretti.
Non chiedono la rivoluzione, i milanesi. Qualche ritocco, casomai. E soprattutto di non aggravare la situazione.
Esempio. Il nuovo monumento che appena un mese fa è comparso ad Amendola. Si chiama «Danza» ed è un’opera di Pardi. A decidere la sua collocazione è stata la commissione monumenti del Comune di Milano. Dentro ci sono occhi del calibro di Pomodoro, del maestro Cascella, del professor Marco Romano e quelli della sovrintendenza. Hanno detto sì. Un «ok» assecondato anche dal consiglio di zona interessato.
Eppure... «Se uno capisce d’arte, magari è anche bello - azzarda timidamente Federico Galli, 26 anni informatico, volontario della Croce verde in servizio -. A me sembra un pugno in un occhio, un intreccio di ragnatele, di cose gialle». Concorda Alvaro Magnani, 71 anni, geometra in pensione: «Sto da quelle parti, ho visto il tempo e le persone che ci sono voluti per montarlo. Vanno a buttar via tutti quei soldi lì, per un ammasso di materiale di scarto pitturato di giallo». Una «danza» incompresa insomma. Almeno per il momento. Col tempo chissà. È anche vero infatti che all’arte contemporanea bisogna dare il tempo di essere metabolizzata.
«All’Ago e il filo adesso ci siamo abituati - dice Linda in sella alla bici -. Quando l’avevo visto all’epoca non mi era piaciuto». «Qualsiasi spostamento dei monumenti è una perdita di tempo e denaro - commenta Davide Terenghi, mancato architetto per colpa della matematica ma felicemente impiegato -. Discutibile o meno che sia ha ragione di essere lì, nel posto per il quale è stato pensato. Io piuttosto ristabilirei una certa continuità nell’arredo urbano. I lampioni un tempo erano tutti uguali. Mi piaceva trovare dappertutto ad esempio il drago verde, le vecchie fontane che erano sempre le stesse».
Per Antonio Bonifacio, ventenne bocconiano, la cosa più brutta che c’è in città si trova sotto terra: è la metrò. «A Londra, a Parigi gli interni della metropolitana sono rivestiti di mosaici, sono puliti, c’è la musica. Qui c’è quella brutta gommaccia nera a terra, sono tristi e poco curati». Dargli torto non si può. Per suo zio Sante Gentili, un passato di custode del Castello, l’Ago e il filo resta una cosa davvero obbrobriosa. Scuote la testa Silvia, 11 anni. Non è davvero d’accordo: «Mi piace, è tutto colorato». Mamma Clara, medico di 52 anni, ascolta e ribatte: «È brutto, come è brutta tutta la piazza. E non mi piace neanche il monumento a Pertini». Le urgenze però in quanto a arredi urbani sono altre e si chiamano «rastrelliere». «Vogliono farci andare in bicicletta, ma è difficile anche trovare un palo dove poter legare la bici», replica mamma Clara.
Alberto Avanterio invece col suo negozio in via Santa Maria Segreta chiede un po’ più di illuminazione in questa stradina «che d’inverno dopo le 18 è buia e tetra. Per forza non ci vuole passare nessuno da qui. Non invita al passaggio».
Qualcuno vorrebbe eliminare il pavé «che dà fastidio andando in bicicletta», qualcun altro togliere i panettoni «che sono antiestetici».
Renato Ciampolini e la moglie Milvia farebbero sparire molto volentieri il monumento a Pertini e invece renderebbero più visibile il grande Cavallo di Leonardo.

«Lo porterei alla Stazione - dice - o comunque in un posto più centrale». Elisabetta Finazzi, impiegata, invece reputa più fuori luogo la statua di Mirò in via Senato. «È in un contesto che non la valorizza, andrebbe sistemata in una piazza. Lì è davvero troppo soffocata».

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