RomaI registi spagnoli contemporanei sono fissati con il matriarcato, che pullula di donne ansiogene e ansiose di dire: «ciao, maschio» (vedi Almodóvar). Così Luis Prieto, lo stesso del film giovanilista Ho voglia di te, non fa eccezione quando cuce il microcosmo rosa di Meno male che ci sei (da venerdì nelle sale) intorno a un’adolescente molto alta, molto secca e molto sola, dopo la tragica perdita dei genitori morti in Kenya mentre cercavano di tirare a campare col loro matrimonio fasullo.
C’è forse un prete, un amico di famiglia, un cugino di terzo grado a consolare l’orfana, tanto più sfortunata perché apprende la tremenda notizia d’aver perso papà e mamma in una botta sola, proprio nel momento in cui sta per ricevere il primo bacio da un coetaneo? Macché: l’unica anima buona, che la prenderà in casa con sé, sottraendola a nonna Stefania Sandrelli (una sessantenne che sbevazza e prende a pugni il computer) è l’amante di papi, una sciroccata trentenne single. Per fortuna, nella parte di costei, tipica femmina attuale, che cerca un partner, ma trova amanti a ore, c’è la collaudata Claudia Gerini, per niente abbattuta dopo lo scarso successo della miniserie tv Le segretarie del sesto. Ancora prosperosa, dopo la nascita della secondogenita Linda,l'attrice romana muove appena un po’ il quadro piatto d’una pellicola pensata per gli adolescenti (ma quali?) e tratta dall’omonimo romanzo di Maria Daniela Raineri (Sperling&Kupfer Editori).
«Amo il mio personaggio di perdente apparente, di abbandonata sfigata, che m’ha divertito trasformare in una donna coraggiosa. Tanto di cappello alla mia single, che ama, soffre e sceglie d’avere un figlio da sola!», dice Claudia, che per adesso non ha in vista altri lavori. Nel gruppo delle amiche che la circondano sullo schermo (tra esse, la comica siciliana Teresa Mannino) lei, Luisa, è l’unica sentimentale. «Meno male che nella vita ci sono tante cose belle. Personalmente, metto sempre l’accento sulle cose che danno forza. Non a caso divido le persone in due tipologie: chi è noce, cioè duro e nascosto dentro la scorza e chi è albicocca, cioè morbido e accogliente. Io m’identifico con l’albicocca», spiega l’ex musa di Carlo Verdone, che l’ha lanciata, dopo il battesimo delle scene impartito alla Gerini tredicenne da Gianni Boncompagni.
Certo, il cinema italiano degli ultimi tempi sembra un sarto, che sforna abiti fuori misura, né Meno male che ci sei (prodotto da Cattleya e distribuito dalla Universal) fa eccezione: la storia d’una diciassettenne così isolata, nel suo ambiente, da dover ricorrere all’amante del padre defunto per trovare un briciolo di calore umano, appare estrema e tutt’altro che spensierata, alla maniera dei film di Moccia, per intenderci. E poi l’asfissiante gineceo, che espelle uomini inaffidabili, appena si affacciano, non somiglia a nulla che ci circondi realmente (di fatto, le donne si accapigliano per l’ultimo maschio rimasto libero, tollerandone pure le scappatelle con i trans). «Il film è una storia di amicizia e di rispetto di due donne che si cercano, si proteggono e si trovano a vivere insieme, per uno strano caso del destino.
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