Il "poverello" di Assisi è il più santo degli italiani e il più italiano dei santi

Il meeting di Rimini celebra San Francesco Rondoni: "Il 4 ottobre sia di nuovo festa"

Il "poverello" di Assisi è il più santo degli italiani e il più italiano dei santi

da Rimini

Riuscire a raccontare in una mostra la vita e l'insegnamento del più santo tra gli italiani e il più italiano tra i santi, definizione attribuita a Pio XII ma coniata da Vincenzo Gioberti, è un'impresa audace e non facile. Ma il Meeting di Rimini, a 800 anni dalla morte di San Francesco, non poteva rinunciare a celebrare la figura del santo che più di tutti ha formato e plasmato l'identità italiana. Così, tra i padiglioni della fiera di Rimini, una delle mostre che più attrae l'interesse dei visitatori è quella dedicata al poverello di Assisi.

Io, frate francescano. 800 anni di una grande avventura, curata dai Frati Minori della Porziuncola di Assisi, nasce con il patrocinio del Comitato Nazionale per la celebrazione dell'Ottavo Centenario presieduto dal poeta Davide Rondoni. È proprio Rondoni a spiegare a Il Giornale il senso della mostra e, più in generale, l'attività del Comitato che si prepara al 2026 con decine di iniziative in tutta Italia.

"È una figura simpatica a tutti - spiega Rondoni - ma è necessario andare in profondità e capire il perché liberando San Francesco da visioni macchiettistiche. La mostra del Meeting rappresenta un'occasione di riflessione sul senso della vita e su ciò che davvero conta".

"Il Comitato sta lavorando per lasciare segni che durino nel tempo" aggiunge Rondoni che lancia una proposta: "occorrerebbe reintrodurre il 4 ottobre festa nazionale". Il 4 ottobre, giorno della nascita del Patrono d'Italia, era stato istituito come solennità civile nel 1958 e "giornata della pace, della fraternità e del dialogo", anche in onore di Santa Caterina da Siena, tra i Santi Patroni speciali d'Italia. Nel 1977 si è però deciso di eliminarla dalle festività nazionali ma, in occasione degli ottocento anni dalla scomparsa di San Francesco, si è riaperto il dibattito per celebrare di nuovo il 4 ottobre come occasione per attualizzare la lezione del poverello di Assisi. "San Francesco - precisa Rondoni - ha fondato la propria vita sulla differenza tra amore e possesso, la sua povertà ci insegna l'amore e che tutto è di un altro".

Proprio sull'incontro autentico con Frate Francesco si basa la mostra del Meeting che mette al centro del percorso narrativo il Testamento del santo soffermandosi sulla sua svolta antropologica e sull'unità della persona, spirito, anima e corpo. Il suo Testamento, insieme alla Regola, è un documento a tutt'oggi fondamentale per l'Ordine francescano e guida l'azione dei frati che ne hanno messo in luce i nessi con il presente nel percorso della mostra.

Così, la prima immagine è un'opera dell'artista e frate francescano minore Sidival Fila intitolata "Metafora bianco 12" che raffigura una coperta in cotone in damasco bianco del XX secolo cucito su tela su telaio. Si tratta di una struttura fatta di teli che ricordano la tunica francescana, Sidival Fila fonda infatti la propria ricerca artistica partendo da materiali in disuso, soprattutto tessuti, tra cui lino, cotone, seta, canapa, broccati. Tra le immagini riprodotte c'è anche un grande crocifisso su uno sfondo di tele realizzato sempre da Sidival Fila affiancato dalla Preghiera davanti al Crocifisso di San Francesco: "Alto e glorioso Dio, / illumina le tenebre de lo core mio. / E damme fede diritta, / speranza cerca e caritade perfetta, / senno e conoscimento, Signore, / che io faccia lo tuo santo e verace comandamento. / Amen".

Il testamento del santo si esplicita nel percorso della mostra "illumina le tenebre del cuore mio" poiché "ciò che mi era amaro mi fu cambiato in dolcezza". La scoperta della fede fa sì che il Signore si mostri "a noi nel pane consacrato" donando "fratelli, lieti di essere poveri tra i poveri" e "stranieri e pellegrini in questo mondo". Una visita suggellata dalle preghiere francescane Lodi di Dio altissimo e dal Cantico di Frate sole, testi che hanno un valore religioso ma anche letterario e culturale. Pezzo forte della mostra è anche la tempera su tavola di Cimabue raffigurante San Francesco del 1290 di proprietà del Museo della Porziuncola di Assisi, un'opera di inestimabile valore artistico e religioso che ci consegna un ritratto veritiero di San Francesco. Il percorso si conclude con un significativo tributo a Santa Chiara intesa come colei che ha custodito il testamento di Francesco e, vivendolo, ne ha dato testimonianza. Nella regola di Santa Chiara emerge così l'ultima volontà di Francesco: "Io, frate Francesco piccolino voglio seguire la vita e la povertà / dell'altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre / e perseverare in essa fino alla fine. E prego voi, mie signore, e vi / consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà".

Quanto resta oggi del testamento francescano? Quanto nella società contemporanea può essere attualizzata la lezione di Francesco? Sono le domande a cui si cerca di rispondere lasciando al visitatore l'immagine di un Santo che non può essere relegato alla sua epoca ma che, nel corso dei secoli,

ha plasmato la nostra identità religiosa, culturale e nazionale fungendo da guida spirituale per milioni di fedeli e fonte di ispirazione da Dante Alighieri a Gabriele D'Annunzio passando per Chesterton ed Hermann Hesse.

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