Gianni Morandi ha quasi 73 anni e ne dimostra venti di meno. Secco, asciutto, capello fluente color mogano, lo vediamo correre sulla battigia di Carloforte insieme a un bel golden retriever di nome Mirto, evidentemente sardo. Ma l'allenamento quotidiano dura poco, qualcosa sta esplodendo lì vicino, un gruppo di giovani è rimasto intrappolato dentro un edificio pericolante e lui, da buon medico, corre pronto in soccorso, a rischio della propria vita.
Comincia così L'isola di Pietro, la nuova fiction di Canale 5 in onda la domenica, nella stessa fascia oraria in cui Fabio Fazio «performa» su Raiuno, e infatti tanto si è parlato di questa sfida tra big. Morandi, però, ha un indubbio vantaggio sul conduttore ligure: piace a tutti e sa fare tutto. Cantante, attore, presentatore, sulla breccia fin dai primi anni '60, è talmente intelligente e intuitivo da sapersi riproporre anche a un pubblico di giovani. La sua presenza quotidiana su facebook e instagram è molto seguita da ragazzini che magari non hanno mai sentito Fatti mandare dalla mamma ma ben lo conoscono per il duetto con il loro idolo Fabio Rovazzi. Insomma, qui siamo in presenza di un vero e proprio highlander che non sbaglia un colpo e, soprattutto, continua a dimostrarsi credibile.
Certo, L'isola di Pietro (la prima delle sei puntate) non va annoverata tra i capolavori delle serie tv. Il nostro Gianni, il dottor Pietro Sereni, vagola un po' sperduto, come capitato lì per caso, fra attori non proprio eccelsi, la cui recitazione monocorde e crucciata risulta stucchevole e manierata, a cominciare da Chiara Baschetti, che interpreta la figlia Elena, mai una gioia, tormentata da un passato tanto oscuro quanto improbabile, poliziotta distaccata a Milano e richiamata in Sardegna per indagare su questo strano incidente. Salvo poi scoprire episodi di bullismo, sesso tra minori, omertà e atteggiamenti delinquenziali di ragazzini, nessuno dei quali parla con cadenza isolana. Saranno «continentali»...
Ci auguriamo che la vicenda si vada a snodare - e scommettiamo sull'amore ritrovato tra Chiara e l'ex compagno di scuola Alessandro (Michele Rosiello) - rendendo il tutto più interessante. Intanto bacchettiamo autori e sceneggiatori per il loro lessico stereotipato e cheap. In un'ora e mezza abbiamo contato tre volte l'espressione «non ci posso credere» che, al pari di «anche no», andrebbe bandita almeno nella finzione.
In generale i dialoghi risultano infarciti di banalità e i contenuti così sempliciotti che lo stesso Morandi sembra imbarazzato di esserci finito dentro, lui che si sforza di prestare la faccia alla credibilità della storia.La cosa migliore, infine, è il paesaggio della Sardegna, regione poco filmata, eppure talmente bella che potresti ambientarci qualsiasi racconto, in riva al mare.
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