Prandelli non fa sconti né ai cattivi né all’Inter

De Rossi e Balotelli, esclusione confermata. "Mario mi ha chiesto aiuto...". Appiano chiama, il tecnico risponde: "Ranocchia e T. Motta restano qui"

Prandelli non fa sconti 
né ai cattivi né all’Inter

I veleni del derby di Milano arrivano fino alla periferia di Firenze, Coverciano, e rischiano di intossicare il secondo raduno azzurro dell’anno di indecifrabile grazia 2011. Abete e Prandelli tengono il punto in materia di convocati targati Inter: non può essere Leonardo («parlo io con il ct») a vistare il “nulla osta” che tiene fuori dal mischione di Lubiana Andrea Ranocchia, col ginocchio dolorante ma fondamentale per il derby causa la squalifica di Lucio. «I due interisti (l’altro è Thiago Motta) hanno chiesto e ottenuto di rimanere in ritiro con noi» l’annuncio di Prandelli, è la prima risposta alla telefonata proveniente da Appiano Gentile. Fuori discussione la conferma del centrocampista di anagrafe brasiliana, al centro del caso invece la presenza in Nazionale del difensore. «Sarà sottoposto alle terapie e vedremo se migliorerà, altrimenti rientrerà a Milano» lo stato dell’arte firmato dal responsabile dello staff sanitario professor Castellacci.
Finirà, molto probabilmente, così: Ranocchia rimarrà in osservazione a Coverciano (già ieri è stato escluso dagli allenamenti, ha eseguito solo cure specifiche) e giovedì, in assenza di netti miglioramenti, potrà rientrare ad Appiano Gentile risparmiandosi anche l’amichevole di Kiev. Viaggio di ritorno da Firenze a Milano da effettuare con la sua auto. La stessa, con cui è arrivato a Firenze, ieri mattina, guidandola personalmente, come ha riferito puntualmente il cronista di Sky. Strano per uno che ha acciacchi diffusi al ginocchio. Non sarebbe stato meglio spedirlo a Firenze col Freccia rossa? Oppure farlo scortare da un autista? La conseguenza è la seguente: Prandelli dovrà arrangiarsi a Lubiana con Bonucci e Chiellini, la coppia meno in forma del campionato, e Ranocchia potrà serenamente prepararsi al derby di Milano. Fine della trasmissione e anche dei veleni pre-derby.
Prandelli non ha abdicato al suo ruolo. Non può forzare la mano a Ranocchia ma intanto l’ha tenuto in osservazione a Coverciano e su Thiago Motta ha sventato ogni patetico tentativo di risparmiargli persino la convocazione. Ha esercitato il mestiere di ct col necessario puntiglio scandito anche da un pizzico di sano patriottismo (si è presentato in conferenza-stampa con una coccarda tricolore sul bavero della giacca). Puntiglio confermato nell’occasione anche dalla doppia esclusione eccellente di Balotelli e De Rossi, per motivi squisitamente disciplinari. Del primo, Mario insomma, che parla il suo stesso dialetto, adottato per affetto sincero e condivisione dei suoi tormenti, Prandelli ha diffuso l’appello quasi disperato e anche molto tenero. «L’ho sentito, ha capito di aver fatto una stupidaggine e mi ha detto: mi serve aiuto, perché ogni volta che faccio bene rovino tutto» il rapporto sul colloquio privatissimo. Del secondo, invece, ha stroncato col gelo la prima reazione alla mancata convocazione e apprezzato la correzione successiva. «Non gli ho parlato ma ho sentito e condiviso le ultime parole: sono un punto da cui ripartire» l’algida chiosa che deve risuonare in casa De Rossi come una bacchettata sulle mani. Prandelli si è comportato in quest’ultimo caso proprio come fece Lippi ai tempi del mondiale di Germania (dopo la gomitata all’americano). «Lo lascio stare nel suo brodo» riferì e fu una tecnica eccellente.

Da condividere anche il passaggio successivo riferito appunto a Balotelli, che potrebbe tornare in azzurro per Kiev. Ha bisogno di aiuto Mario e la Nazionale non può negarglielo. Siamo d’accordo.

Il ct ha dato un esempio anche ai suoi predecessori: se ne è privato per una sfida di qualificazione europea, con la Slovenia, ha intenzione di reclutarlo per un’amichevole, con l’Ucraina che può servire a cementare l’Italia di domani. «Non so se il calcio stia peggio o meglio del Paese, so solo che la nostra correttezza non è solo calcio» la chiusura di Prandelli. Più che un ct, è apparso uno dei nostri.

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