Da Prc e Verdi 47 «no» a Prodi Dissenso su tutto il programma

Anche «Liberazione» e «Aprile» stroncano la bozza: «Non va bene, andrebbe completamente riscritta»

Emanuela Fontana

da Roma

Undici grandi temi affrontati male e non affrontati, 47 contestazioni per un programma che parte in salita a meno di quattro mesi dal voto. Le 274 pagine della bozza di Romano Prodi presentata agli alleati come programma elettorale per vincere le elezioni dovranno essere largamente riscritte. È questo in sostanza l’appunto mosso da Verdi e Rifondazione in un carteggio riservato in cui si contesta punto per punto cosa non va in quella bozza: promesse omesse, termini non appropriati, un linguaggio complessivamente troppo «moderato», accordi stabiliti ai tavoli tematici stravolti. A peggiorare la situazione ci ha messo del suo lo stesso Prodi, che ieri di fronte alla valanga di critiche ha fatto spallucce: «Su 270 pagine le contestazioni sono minime...», si è limitato a commentare.
Aprile, la rivista del Correntone, pubblica un intervento di Alfonso Gianni, deputato del Prc vicinissimo a Fausto Bertinotti dall’emblematico titolo: «Il programma dell’Unione è da rifare». Quelle pagine «andranno completamente riscritte - scrive Gianni - malgrado i tempi strettissimi che ormai ci separano dalle convocazioni delle assemblee regionali previste per il 4 febbraio».
C’è anche un’ala più oltranzista in questo dissenso, ed è incarnata per esempio da Marco Ferrando, componente della direzione del Prc, che propone addirittura che il prossimo comitato politico del partito esamini di «rompere con Prodi e Fassino». Neanche i Comunisti italiani firmano la bozza: «Il Pdci non sottoscrive il programma dell’Unione, che considera troppo moderato». Tutte dichiarazioni che fanno emergere «il dato politico», ha riflettuto ieri Gianfranco Fini, che rischia di «passare sotto silenzio» per la «grande attenzione» su Unipol: «La profonda divisione interna dell’Unione sui programmi di governo».
Nella bozza di Prodi, scrive il braccio destro di Bertinotti, si è intervenuti «corposamente anche su punti su cui si era raggiunto un accordo dichiarato, fino a stravolgerne il senso. Per quanto ci riguarda ne abbiamo contati ben 47, e non si tratta di puntigliosità formalistiche». Il documento, ha scritto ieri Liberazione, «resterà agli atti come uno dei più brutti episodi della storia dell’Unione».
Sono undici le «falle» più imperdonabili. Si parte dalla posizione sulla guerra in Irak. Per Verdi e Rifondazione il ritiro immediato delle truppe rimane «un punto irrinunciabile». Ha dato anche molto fastidio il fatto che sia scomparso il termine «occupazione».
Il secondo punto contestato è il Ponte sullo Stretto. Verdi e Rifondazione chiedevano un blocco definitivo del progetto e anche dei finanziamenti. Il testo di Prodi indica invece: «Sospendere l’iter procedurale in atto e valutare le effettive priorità infrastrutturali nel Mezzogiorno», lasciando intendere, secondo gli oppositori, che potrebbe trattarsi di uno stop a tempo in attesa di valutazioni. Non piace neanche come è stato affrontato il tema delle grandi infrastrutture in relazione anche alla Tav, la linea veloce Torino-Lione. E in questo punto è stata omessa un’attenzione a un «intervento serio sul materiale rotabile», sottolinea il Verde Paolo Cento. Va rivisto anche tutto il capitolo della modernizzazione. Alcuni passaggi «riecheggiano classiche formulazioni liberiste», scrive Gianni. Nel programma non vi sono poi cenni a politiche di sperimentazioni antidroga, come la distribuzione a fini terapeutici e di depenalizzazione delle droghe leggere. Tutto da rivedere anche il capitolo delle pensioni. «La formulazione contenuta nella bozza finale - si legge nell’intervento su Aprile dell’esponente di Rifondazione - è forse la peggiore che ci si potesse aspettare. Rifà capolino l’aumento dell’età pensionabile».
Ancora: immigrazione. La bozza di Prodi parla di «superamento» dei cpt e invece Verdi e Rifondazione chiedono la «chiusura». È insufficiente il passaggio sui Pacs, non esaustivo delle richieste di tutta l’Unione, come assente è l’attenzione a amnistia e indulto e soprattutto non c’è niente sull’istituzione di una commissione d’inchiesta sul G8 di Genova, a cui Verdi e in particolare Rifondazione tenevano moltissimo. È flebile anche il capitolo su lavoro interinale e legge Biagi e manca totalmente il concetto di «reddito sociale di cittadinanza», caro invece ai Verdi. «Così come è questo programma non va bene - ribadisce Cento - presenteremo gli emendamenti prima delle assemblee regionali».


Non è un caso che, ragionando sui temi economici, del lavoro e pensionistici della bozza, sia Liberazione che l’alter ego di Bertinotti su Aprile siano giunti alla stessa conclusione: se passeranno così come li ha scritti Prodi, «non ci sarebbe da stupirsi se ci troveremo di fronte a uno sciopero generale contro il neonato governo di sinistra».

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