
Stravince l'alleato di Roma, l'uomo del modello-Albania sui migranti, per una continuità che fa rima con Europa e Italia. Edi Rama, dopo 12 anni al governo, incassa un'altra vittoria elettorale, confermando così il pragmatismo europeista del suo partito socialista. Troppo forte l'impatto politico e personale del percorso verso l'ingresso nell'Unione Europea per consentire agli inseguitori di insidiarlo.
Per il sessantenne che ha siglato con Giorgia Meloni il progetto sui centri di rimpatrio su suolo albanese, soluzione vista con favore anche da altri stati Ue ed extra Ue, come Germania e Regno Unito, si tratta del quarto mandato consecutivo, a dimostrazione di un percorso costante e preciso, grazie a quasi il 52% dei consensi che gli valgono 79 seggi sui 140 dell'assemblea.
Al secondo posto l'opposizione di centrodestra guidata dall'ex premier Sali Berisha ferma al 38% (che corrisponde a 54 seggi), con al suo fianco in campagna elettorale Chris LaCivita, un consulente del partito di Donald Trump. Sull'ex presidente ha pesato, non poco, un'accusa da parte della Procura speciale albanese contro la criminalità organizzata e la corruzione (Spak), che lo ha confinato agli arresti domiciliari fino a cinque mesi fa. Anche il suo alleato e leader del Partito della Libertà, l'ex presidente della Repubblica Ilir Meta, è finito sotto l'occhio della magistratura e si trova attualmente in carcere con le accuse di corruzione e riciclaggio, mentre un altro sodale di Berisha, il leader del partito repubblicano, Fatmir Mediu, è a processo per abusi d'ufficio. Al terzo posto staccatissimo il partito Mundësia di Agron Shehaj, al 3,6%, poi i socialdemocratici di Tom Doshi al 2,2%. Bassa l'affluenza, con il 41% e per la prima volta ha votato anche la diaspora all'estero.
L'attuale premier invece è riuscito a confermarsi nonostante l'arresto pochi mesi fa del sindaco di Tirana, Erion Veliaj, volto di punta dei socialisti. Rama ha puntato tutto sull'Ue in campagna elettorale, promettendo la conclusione dei negoziati nel 2027 e l'adesione entro il 2030: certamente Bruxelles chiede di lavorare di più in alcuni settori nevralgici, come la libertà di espressione, lo Stato di diritto, la lotta alla corruzione ma l'Albania sotto Rama ha compiuto alcuni progressi oggettivi che le sono valsi lo scorso 16 ottobre l'avvio ufficiale dei negoziati di adesione all'Ue.
Rama e Roma, un legame speciale: Italia e Albania hanno una relazione solida, rafforzata ulteriormente sotto il governo Meloni: Roma infatti resta il principale partner commerciale per Tirana, con Pechino salita al secondo posto per importazioni, seguita da Ankara al terzo posto.
Di tutti i paesi del costone balcanico, l'Albania è quello che mostra più europeismo che potrebbe fungere da acceleratore verso la cosiddetta riunificazione balcanica dell'Ue (copyright Giorgia Meloni). Ovvero l'ingresso nell'Unione Europea dopo 13 anni di attesa potrebbe consentire, in primis a Tirana e a cascata ad altri paesi, come Sarajevo, di uscire dal cono di azione di player esterni, come Russia e Cina, che continuano a premere a quelle latitudini. E quale miglior biglietto da visita per il paese delle aquile se non l'accordo con l'Italia sui migranti?
Tra l'altro sul punto si è espressa recentemente anche la Commissione europea, secondo cui la riconversione in centri di permanenza per il rimpatrio è «conforme al diritto dell'Ue», perché al loro interno si applicherà «a normativa nazionale», sgombrando il campo in questo modo dai molteplici attacchi giudiziari che hanno caratterizzato l'accordo sin dalla sua nascita.
Pochi giorni fa sul punto è intervenuta anche la Corte di Cassazione, accogliendo in
ricorso presentato dal ministero dell'Interno e dalla Questura di Roma e ha ribaltato le precedenti sentenze della Corte d'Appello di Roma, equiparando Gjader ai Cpr italiani. Dunque sono legittimi i trattenimenti in Albania.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.