
«Alpini portatori di speranza» è il messaggio, senza se e senza ma, sullo striscione verde che apre la 96ima adunata a Biella, la prima nella città piemontese.
Ottantamila penne nere sfilano per dieci ore da piazza Adua per via La Marmora, passando davanti alla tribuna d'onore. In prima fila, in mezzo agli alpini, il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si spella le mani nell'applauso al passaggio delle sezioni di tutt'Italia. In tribuna anche il ministro Gilberto Pichetto Fratin, Andrea Delmastro, i presidenti della Regione Piemonte Alberto Cirio e Luca Zaia del Veneto oltre al sottosegretario alla Difesa, Isabella Rauti. E non può mancare a fianco del presidente dell'Associazione nazionale alpini (Ana), Sebastiano Favero, il comandante delle truppe di montagna, generale Michele Risi.
Lo sfilamento si apre con i reparti in armi e la bandiera di guerra del 3° reggimento alpini della brigata Taurinense gemellata con Biella. E non mancano gli alpini di Zara-Fiume-Pola città dell'esodo giuliano dalmata oltre alle sezioni di mezzo mondo da New York all'Australia. Per Crosetto è «un onore immenso sfilare insieme al Medagliere dell'Associazione nazionale alpini. Da alpino, figlio e nipote di alpini, è una gioia profonda essere qui». La Russa spiega che «vengo sempre alle adunate. È gente che ama l'Italia, ama la solidarietà, la pace e fare qualcosa per gli altri. Un esempio per tutti».
Il fiume umano di penne nere, che ha invaso pacificamente Biella, è un colpo d'occhio impressionante. Barbe argentate, donne, braghe alla zuava, magliette tricolori, tutti con il capello d'alpino e la penna nera. A parte diversi sindaci con la fascia tricolore, che hanno voluto accompagnare le sezioni dell'Ana, la più grande associazione d'arma al mondo con 319mila iscritti.
«Finché c'è un alpino c'è speranza» è lo striscione del Cadore. Il reparto salmerie avanza con i muli, che hanno segnato la storia delle penne nere. «Il nostro zaino è carico di speranza» recita un altro striscione sulla parola d'ordine scelta per l'adunata. «Grazie Biella per averci fatti sentire a casa» dicono dagli altoparlanti.
Migliaia di persone hanno accolto gli alpini e seguito lo sfilamento in una vera festa di popolo. In tre giorni di adunata sono arrivati a Biella in 400mila con un indotto che supera i 50 milioni di euro. Qualcuno, come sempre, ha storto il naso per la confusione o aumentato i prezzi, soprattutto per l'alloggio, a dismisura. «Per Biella è un momento straordinario, ci sono decine di migliaia di persone che stanno vivendo lo spirito alpino in modo sentito» dichiara il sindaco, Marzio Olivero. Le solite polemichette delle vestali della democrazia, a loro immagine e somiglianza, sono state spazzate via dalla grande adunata. Non sono mancati i ricordi della battaglia di Nikolajevka, gli alpini internati in Siberia fino al 1954 ed il sacrificio sul Don. Uno striscione ricorda: «Julia: divisione miracolo». Davanti a molte sezioni dell'Ana, singoli alpini, portano su un cuscino tricolore il capello con la penna nera di chi «è andato avanti». Silvia Boscarello, alla sesta adunata, sfila con il capello di nonno Sante reduce del fronte greco-albanese ed uno dei pochi del suo reparto ad essere rientrato dalla campagna di Russia nel 1945 decorato con medaglia d'argento. «È indescrivibile l'emozione quando la gente ti applaude - spiega la nipote - O si avvicina un alpino soltanto per dimostrare rispetto, riconoscenza e farsi il segno della croce».
Le tante fanfare ereditate dall'Ana, dopo lo
scioglimento di alcune brigate, accompagna lo sfilamento con le note patriottiche. L'adunata si conclude con il passaggio della «stecca», il testimone al prossimo raduno, e un grande striscione: «Arrivederci a Genova nel 2026».
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