Velavevodetto, la cucina romana raddoppia a Milano

Il ristorante di Flavio De Maio dopo la sede aperta nel 2021 vicino al Duomo bissa con un’insegna in Porta Venezia, che avrà anche uno spazio esterno da una quarantina di posti. I punti di forza restano gli stessi: piatti generosi, atmosfera autentica, ospitalità informale. L’occasione per andare oltre il solito quadrumvirato di primi (Amatriciana, Cacio e Pepe, Carbonara e Gricia)

Velavevodetto, la cucina romana raddoppia a Milano
00:00 00:00

La cucina romana conosce da una decina di anni una fortuna senza flessioni presso i milanesi, che hanno ormai fatto della cacio e pepe un figlio gastronomico adottivo. Un fenomeno incoraggiato dalla indubbia immediatezza di una cucina salace e generosa, fatta di porzioni abbondanti, di sapori comprensibili e di solito di una certa contagiosa umanità. Milano, del resto, con buona pace dei suoi abitanti, si sta da tempo romanizzando accogliendo volentieri cittadini capitolini in trasferta e che finalmente non sognano più soltanto "er treno pe' Roma".

Tra i locali che meglio rappresentano le tradizioni gastronomiche romane c’è certamente il Velavevodetto, spin off di un locale di una certa fama nella capitale, dove ha due sedi, una – quella storica - a Testaccio e l’altra in Prati. La prima venne aperta nel 2008 dall’oste Flavio De Maio che aveva imparato il mestiere lavorando da Felice a Testaccio, insegna storica della buona cucina romana. Il locale ebbe successo, aprì una seconda sede romana e nel 2021 sbarcò a Milano, con un’insegna a due passi dal Duomo, in via Festa del Perdono, che venne accolto con benevolenza dai milanesi. Un successo che ha spinto De Maio a bissare nella città meneghina con l’apertura nella vivacissima zona di Porta Venezia, in via Fra Paolo Bellintani al numero 1. L’apertura al pubblico avverrà sabato prossimo, 17 maggio, a cena e le prenotazioni sono già aperte sul sito. Domenica si svolgerà anche a partire dalle 12,30 una festa a cui avranno accesso solo quelli che si saranno prenotati.

Come sarà il nuovo Velavevodetto? "A differenza del locale in zona Duomo aperto nel 2021 – ci spiegano - il nuovo ristorante si affaccia su una piazza luminosa e riservata, a due passi da corso Buenos Aires e ha una capienza di 90/100 coperti interni e 40 esterni". Il locale, pur in una veste elegante adeguata allo standard milanese, mantiene tutti gli elementi tipici del Velavevodetto: la cucina romana, le anfore e gli stessi fornitori che sono un vanto del ristorante e che sono bene evidenziati anche nel sito: le carni di Nardi da Pescia Romana, la pasta fresca di Prini, la pasta dura di Le Gemme del Vesuvio, l’olio extravergine d’oliva di Orominerva, salumi e formaggi di Dol (Denominazione d’origine laziale), il prosciutto di Parma di Maletti, oltre ai vini che sono selezionati dall’Antica Enoteca Manzoni di Roma. L’idea di cucina sarà quella che ha contrassegnato la breve ma intensa storia del marchio, che loro descrivono così: "Piatti generosi, atmosfera autentica, accoglienza informale, fedeli alla tradizione romana".

E vediamo il menù che per i romani non è foriero di sorprese (ma di molto appetito sì) e che per i milanesi comprende anche piatti da scoprire o riscoprire che vanno oltre i soliti noti. Gli antipasti, dal costo che va dai 4 ai 13 euro, comprendono Supplì cacio e pepe, Porchetta di Ariccia IGP, le Polpette di bollito, il Baccalà fritto in pastella, la Panzanella, e le Zucchine alla scapece, che al Velavevodetto eseguono in modo particolarmente delicato. I primi piatti (da 14 a 16 euro) sono quelli che ci si aspetti con al governo il quadrumvirato romano (Cacio e pepe, Amatriciana, Gricia e Carbonara) e, per chi vuole provare qualche brivido nuovo, il Tonnarello al sugo di involtino, i Rigatoni con la coda, lo Spaghetto “alla Vela” con pomodorino ciliegino, timo, menta, maggiorana, ricotta salata e ricotta dolce. I secondi (da 14 a 20 euro) comprendono la Coda alla vaccinara, l’Abbacchio al forno, la Punta di petto alla fornara, il Coniglio alla cacciatora, le Polpette al sugo.

Poi ci sono i contorni tipici romani (tutti a 7 euro): Cicoria di campo ripassata con aglio olio e peperoncino, Scarola stufata con pinoli, uvetta, capperi e olive taggiasche, Patate al forno. I dolci (anch’essi a 7 euro) giocano sul sicuro: Tiramisù, Crostata alle visciole, Fondente al cioccolato, Torta ricotta e visciole. La carta dei vini è solida e ben studiata, senza troppe avventure.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica