
I dazi di Trump sono solo l’ultima puntata di una guerra e-commerce che va avanti da anni. Non solo Usa contro Cina ma un «tutti contro tutti» spietato, sfacciato e di cui spesso non ci siamo nemmeno resi conto.
Eppure ci sono state feroci battaglie di Temu contro Shein, di Shein contro Temu, di Amazon contro entrambi, dell’Europa contro la giungla dei prezzi e della non-qualità senza regole. Noi, piccoli consumatori, abbiamo (troppo spesso) chiuso gli occhi abbagliati da prezzi bassissimi e ci siamo fatti andar bene un po’ tutto: il livello delle stoffe è infimo? Pazienza, abbiamo speso poco. Dietro alla magliettina all’80% in poliammide ci sono le mani dei bambini sfruttati in chissà quale laboratorio cinese? Ma magari no, non facciamo i complottisti. Le plastiche dell’imballaggio e le spedizione sono iper inquinanti? Basta con la retorica green. Insomma, non abbiamo voluto vedere tante magagne. E non le vogliamo vedere nemmeno ora che l’e-commerce potrebbe cambiare le sue regole.
IL PESO DELLE CIANFRUSAGLIE
Che peso politico possono avere le migliaia di cianfrusaglie vendute a pochi soldi da Temu e Shein? Un conto sono i dazi su acciaio e gas, che hanno un evidente valore strategico. Ma cosa c’entra l’e-commerce low cost? Eppure Trump impone dazi sugli ordini inferiori agli 800 dollari cercando di frenare l’invasione dei mercati Usa da parte dei giganti cinesi.
«Si tratta di briciole ma Trump è l’elefante che entra in cristalleria e spacca tutto - sostiene Carlo Carnevale Maffé, docente di Strategia aziendale all’università Bocconi. Però non tiene conto del fatto che ormai l’e-commerce, dopo 25 anni, è adulto: la sua forza non sta solo nei prezzi bassi ma anche nell’abitudine, nell’affidabilità e nella comodità. Quindi i milioni e milioni di cianfrusaglie on line verranno vendute comunque, dazi o non dazi. Faranno dei giri più lunghi ma poi ritorneranno, come gli amori nella canzone di Venditti».
In altre parole: i brand cinesi si avvarranno della triangolazione, si serviranno cioè di Paesi intermediari e continueranno a «mangiarsi» il mondo, bypassando chi ostacola le vendite. «I dazi saranno un disturbo ma non una malattia mortale per l’e-commerce» è la diagnosi Carnevale Maffé. Per ora, per risparmiare, gli e-commerce cinesi hanno scelto di spedire in massa dalla Cina le merci nei magazzini oltreoceano anziché recapitarle direttamente a casa dei clienti.
L’EFFETTO DUMPING
Innanzitutto la politica dei dazi potrebbe tradursi in un effetto boomerang per Trump. Per noi europei invece, a sorpresa, potrebbe aprirsi una breve parentesi di «saldi» grazie all’effetto dumping.
Cioè, le aziende cinesi potrebbero vendere sotto costo le merci che non riescono più a esportare negli Stati Uniti e che restano accumulate nei magazzini. Per smaltire le scorte potrebbero lanciare campagne sconti, almeno per qualche mese, e farci pagare ancora meno. Fidelizzandoci ancora di più.
Negli Stati Uniti invece, Temu ha fatto sparire dal suo menù i prodotti cinesi e vende esclusivamente quelli che già si trovano su suolo statunitense, continuando quindi a rappresentare un concorrente temibile per l’americana Amazon. Inizialmente il sito aveva iniziato a indicare il «costo di importazione» negli ordini dei clienti americani, nel tentativo di evidenziare l’impatto finanziario dei dazi. Ora indica solamente quelli «local», cioè privi di tasse doganali. Questa sarebbe solo l’ennesima battaglia dei giganti on line che si consuma dietro i nostri scrolling distratti.
IL DERBY CINESE
Shein per anni è stato il gigante incontrastato dell’e-commerce a basso prezzo. È riuscita a vendere ovunque gli articoli comprati all’ingrosso di abbigliamento di Guangzhou, sud della Cina. E solo nell’anno della pandemia è arrivata a fatturare 10 miliardi di dollari, aumentando le vendite del 100% ogni anno. Denunce per le giacche per bambini con quantità abnormi di piombo nei tessuti, querele per jeans copiati dalla Levi’s e stivaletti copiati da Dr.Martins: Shein è passata come un trattore sopra tutto. Poi nel 2022 è arrivata Temu, sede a Boston, gestita dalla cinese PDD Holdings, con sede a sua volta in Irlanda. Si quota a Wall Street, sezione Nasdaq, dove ha una capitalizzazione di 170 miliardi di dollari, tre volte Generali. La concorrenza fra i due colossi è spietata: Shein accusa Temu di chiedere agli influencer di fare commenti denigratori, Temu accusa Shein di violare la legge antitrust statunitense nei rapporti con i fornitori. Cause su cause, poi ritirate in nome di una tregua temporanea.
LA RISPOSTA USA
I dazi non sarebbero l’unico paracadute di Amazon (sede a Seattle) contro il low cost cinese. L’azienda americana ha deciso di lanciare un nuovo servizio: Amazon Haul, per ora disponibile solo negli Stati Uniti ma in arrivo anche in Europa. La nuova piattaforma propone tutto (moda, accessori, casa) a prezzi stracciati, tutti inferiori ai 20 dollari, spesso a un dollaro appena.
I FILTRI UE
La Commissione europea cerca di combattere i low cost più infimo.
Ha proposto nuove misure contro il rischio delle importazioni di basso valore vendute attraverso rivenditori online e marketplace che ospitano commercianti extra-Ue (al 90% cinesi). Per lo più per frenare i prodotti contraffatti o non conformi alla legislazione europea, concorrenza sleale e inquinamento ambientale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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