Precari, Prodi si rimangia 340mila assunzioni

Nell’Unione è corsa al pentimento. Treu (Margherita) esorta «a fare concorsi, non infornate indifferenziate» e Russo Spena (Rifondazione) invita «a non diffondere aspettative irrealistiche»

Antonio Signorini

da Roma

Prima il via libera del Tesoro, poi i dubbi e le perplessità, sempre di Via XX settembre. Infine una riformulazione dell’emendamento che sembra molto una marcia indietro. La stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione ha provocato un mezzo terremoto politico dentro la maggioranza e ha costretto agli straordinari senatori e sottosegretari.
Le due proposte originarie firmate dal Partito dei comunisti italiani e dall’esponente Ds Cesare Salvi sono state trasformate in un unico emendamento alla Finanziaria che ridimensiona la portata del progetto di assunzione dei precari. Se nelle speranze dei promotori dovevano essere 350mila, la stretta preparata dal ministero ridurrà la platea degli interessati a qualche decina di migliaia. Sarà un’accelerazione, ha spiegato il ministro per la Funzione pubblica Luigi Nicolais, del piano che già prevede l’assunzione di 8.000 persone nel 2007.
Il nodo è sempre quello della copertura. I conti bancari «dormienti», quelli che nessuno reclama, non andranno direttamente a finanziare l’assunzione degli atipici di Stato. Una parte, il 20 per cento, sarà utilizzata per ridurre il debito pubblico. Per la precisione confluiranno nel fondo ammortamento titoli. I risparmi per lo Stato finanzieranno le nuove assunzioni di precari. Oltre ai conti dormienti, al fondo ammortamento andrà anche il 5 per cento dei dividendi delle società a capitale pubblico, ma solo se gli incassi saranno superiori alle previsioni. Secondo questo progetto alla stabilizzazione dei precari potrebbero andare fino a 100 milioni di euro.
Una nuova versione che piace al Tesoro, perché destina risorse alla riduzione del debito pubblico. Soprattutto se alla fine si dovesse scegliere di far confluire nel «fondo di ammortamento titoli» tutti i conti dormienti che ammontano a 10-15 miliardi di euro, pari a un punto percentuale di Pil. Ma che non è ancora detto sia l’ultima ipotesi, se è vero che sull’utilizzo dei conti dormienti cominciano a spuntare dubbi anche nella maggioranza. Come quelli dell’esponente liberal dei Ds Enrico Morando che rilancia il progetto di Giulio Tremonti: i conti dormienti devono servire per pagare le vittime dei crac finanziari. Che sul loro utilizzo la discussione sia ancora in corso è confermato dal ministro al Lavoro Cesare Damiano. Ma tra chi frena c’è anche un altro ministro di peso, Pierluigi Bersani, che ieri ha bocciato il progetto: «Non è - ha detto - che con la bacchetta magica domani mattina prendiamo quei soldi che sono in banca e risolviamo il problema dei precari». Stop anche dalla responsabile agli Affari europei Emma Bonino: «Sembra una decisione presa al di fuori di ogni valutazione sull’efficienza della pubblica amministrazione».
Dubbi ancora più radicali da Tiziano Treu, ex ministro del lavoro ed esponente della Margherita: «Bisogna fare i concorsi non un'infornata indifferenziata». Dubbioso addirittura il capogruppo dei senatori di Rifondazione comunista Giovanni Russo Spena che invita a «non diffondere aspettative irrealistiche». Il risveglio degli scettici ha fatto arrabbiare i promotori della regolarizzazione, in primo luogo Manuela Palermi del Pdci che assicura «l’ok di Padoa-Schioppa». Salvi se la prende con Treu: «I politici che sparlano di concorsi, pensino ai precari dei propri uffici».


Nel conto dei precari pesano soprattutto quelli della scuola, sui quali, ha assicurato il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni, «l'accordo c'è». Peccato che la rivista Tuttoscuola, abbia stimato che le nuove graduatorie previste dalla Finanziaria, rischiano di esaurirsi nel 2015 o, in caso di nuovi concorsi, addirittura nel 2020.

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