Cronache

«Precari stabilizzati? Io sono rimasta a casa»

2 IL CASO FINI/1
Il suo «revisionsimo» iniziato già nel 2004
Caro Lussana, desidero inviarLe copia di quanto scrivevo sul conto di Fini nel gennaio 2004: «Gianfranco Fini ha, certamente, il diritto di pensarla come vuole, di ossequiare chi vuole e di rinnegare chi vuole, ma - ovviamente - in forma privata e non in veste di Vice-presidente del Consiglio dei Ministri.
E qui, per non essere fraintesi, occorrono alcune delucidazioni; delucidazioni che - pure fondandosi su basi obiettive - rispecchiano il mio punto di vista.
Ho scritto più di una volta che, in Italia, le leggi razziali furono una grossa fesseria del fascismo (mi riferisco al fascismo ancora «regio») emanate per pedissequa imitazione delle leggi naziste; anche perché tra gli ebrei vi erano molti iscritti al partito, non pochi squadristi, moltissimo combattenti del primo conflitto mondiale, nonchè decorati e mutilati.
Poi venne l’olocausto. Si trattò di un delitto inconcepibile, macroscopico; un delitto, sia ben chiaro, contro l’umanità, che tale sarebbe dovuto rimanere, mentre astutamente venne monopolizzato dallo Stato di Israele il quale, trasformandolo in delitto contro se stesso (e chiedendone anche i danni alla Germania, salvo poi far commercio di armi con la stessa), ne approfittò per confondere l’eventuale opposizione al sionismo con l’antisemitismo, mettendo a tacere chiunque fosse contrario all’occupazione ebraica della Palestina, con l’accusa di essere razzista o nazista.
«Ha parlato male di Garibaldi», si diceva un tempo in Italia per zittire l’avversario politico. «Ha parlato male dell’olocausto», si dice oggi per troncare qualsiasi critica al sionismo.
Per inciso, la tesi, oggigiorno, fa comodo allo Stato di Israele, che, mettetela come volete (e qui sono in disaccordo con il mio amico storico e giornalista, Luciano Garibaldi autore del «fondo» di prima pagina) in Palestina è un indebito occupante impostosi con la forza delle armi e l’appoggio americano; e fa comodo anche al terrorismo islamico.
Al primo serve per invocare la solidarietà occidentale contro l’antisemitismo, all’altro per giustificare la guerra contro l’occidente con la difesa degli interessi palestinesi.
Chi volesse approfondire maggiormente l’argomento, dovrebbe leggersi un libro, credo, non molto conosciuto di Tom Seghev (Ed. «Mondolibri») «Il settimo milione», il cui sottotitolo è «come l’olocausto ha segnato la storia d’Israele».
Gianfranco Fini certamente non lo ha letto. Gianfranco Fini, il quale, sino a poco tempo addietro si faceva paladino di quegli italiani che - nel giusto o nell’errore - avevano creduto in un ideale di Patria da riscattare; Gianfranco Fini, che ancora il 15 aprile scorso pubblicava sul «Secolo d’Italia» un necrologio di Cesco Giulio Baghino, definendolo «esempio di coerenza»; Gianfranco Fini, a mio avviso, ha perso, per l’occasione, il suo tradizionale «aplomb».
Molto più stimabile, allora, Davide Laiolo, che per giustificare la propria evoluzione (o involuzione) dal fascismo al comunismo, si ritenne in dovere di spiegarne i motivi in un libro: «Il Voltagabbana».
Il sottoscritto - qualcuno lo ha anche già scritto - ebbe la sventura di essere messo al muro dalle Ss e la ventura di uscirne vivo. Ma sempre il sottoscritto - sia pure inorridito dagli orrori dell’olocausto - non si permetterebbe mai di sputare sulle tombe dei caduti dell’Rsi (uno per tutti: Giovanni Gentile) e di oltraggiarne la memoria.
Vergognarsi per le leggi razziali è più che lecito, ma oltraggiare coloro - molti dei quali ancora viventi - che hanno creduto e combattuto in buona fede e lealtà (lo ripeto: non interessa, qui, la critica a quell’idea) a distanza di sessant’anni puzza di sciacallaggio e conformismo politico. Chi volesse ugualmente farlo - e non credo che sia, oggi, nè lecito, nè tampoco dignitoso - dovrebbe, quanto meno ed in ugual misura, esecrare le indiscriminate uccisioni succedutesi impunemente epr mesi, dopo il 25 aprile del 1945.
Comunque, tutta questa storia non mi piace. Mi fa riaffiorare reminiscenze storiche: Gavinana, Francesco Ferrucci, Maramaldo.
Chissà perché?»
Avv. Antonio Sulfaro
2 IL CASO FINI/2
Che pugnalate per gli elettori della destra
Pregiatissimo Dr. Lussana. «Caso Fini». Da antico elettore di Giorgio Almirante ed ora elettore del «centro-destra» esprimo massima solidarietà al Dr. Vittorio Feltri.
Le parole, le esternazioni, le «mancate e dovute solidarietà» a Berlusconi e le critiche agli alleati politici dell’On. Fini sono autentiche «pugnalate» di enorme delusione per gli elettori del centro-destra ed «antichi» elettori della destra.
Fini era il «delfino» prediletto del compianto On. Giorgio Almirante!!!
Moltissimi elettori si sentono «traditi» e «truffati» dall’On. Gianfranco Fini; siamo noi elettori del centro-destra che dovremmo denunciare l’On. Fini... per «slealtà politica»!!!
Ora, Fini senza il Cav. Berlusconi sarebbe il «nulla»... un «ectoplasma»!!!
Solidarietà a Vittorio Feltri ed a «il Giornale»!!!

2 IL CASO FINI/3
Torniamo ai volti, torniamo a Forza Italia
Amo leggere le dichiarazioni di Gianfranco Fini non come un tentavo di secessione, di rottura, ma come un grido di allerta; un richiamo allo spirito di un tempo. Quando tra il novembre del 1993 ed il marzo 1994 molti di noi aderirono a Forza Italia, eravamo spinti dall'entusiasmo di essere i pionieri di «qualcosa di nuovo». Vedevamo la gente fermarci per strada e incuriosita chiederci che cosa voleva fare Berlusconi, che cosa volevamo fare noi: cambiare l'Italia era la risposta. Le riunioni nei sottoscala, nelle stanze affittate in Parrocchia e poi finalmente la sede di Viale Corsica, tutta bianca, grande e con quella bandierina stilizzata ormai entrata nei nostri cuori con scritto sopra «Forza Italia» un motto, un logo, una fede.
Nascemmo tutti così. I primi club, le prime riunioni, partecipavamo alla rinascita nel nostro paese. Entrai in Forza Italia a 17 anni, era il novembre 1993. Con il Dottor Fabio Catassi fondammo uno dei primi Club in Italia e pochi anni dopo ne divenni Presidente. In quegli anni per aderire al nuovo movimento veniva chiesto un «curriculum» per vedere se in passato si era stati già in politica e addirittura se nel casellario giudiziario ci fossero carichi pendenti.
Era un'aria nuova, pulita e fresca. Nasceva il primo partito liberale di massa. Le elezioni si vinsero e la festa esplose. Sono passati 15 anni da quel 27 marzo. Tutti sapevamo che «Forza Italia» in un determinato momento sarebbe sfociata in qualcosa di più grande. L'idea fin dall'inizio era quella di vedere un giorno confluirvi tutti i moderati italiani, anche se si aveva paura a dirlo.
Alleanza Nazionale si allontanò sempre più dal vecchio sistema ideologico del Msi, avvicinandosi giorno dopo giorno a quegli ideali che fin dall'inizio erano la base di Forza Italia. Il Pdl già stava nascendo. L'urlo di Fini può essere interpretato in molti modi negativi; si può dargli dell'arrivista, del traditore, del «compagno», certo... ma io nelle sue frasi leggo anche altro. Leggo ciò che tutti noi che facciamo politica da anni per amore e non per interesse, stiamo vedendo. Il Pdl ora e Forza Italia prima, ha cambiato direzione. Lo spirito idealistico di 15 anni fa ha lasciato il posto ad interessi personali, a giochi di potere che hanno visto accantonare volti e nomi «storici» di Forza Italia, per lasciare il posto a facce arrivate all'ultimo momento, provenenti spesso da culture politiche all'antitesi di quella liberale, facce che hanno preso il potere, hanno dettato liste di nomi ai quali affidare incarichi nel partito, o seggi in Parlamento; persone che, spesso, raggiunto il loro obbiettivo hanno addirittura cambiato partito.
Oggi abbiamo un movimento non solo verticistico, ma gestito da persone che più che avvicinare gente l'allontano. Dove sono finite le persone che negli anni ’90 fecero nascere con me Forza Italia? In pochi sono rimasti: Della Bianca, Cassinelli e pochi altri... E tutti i nomi che mancano? Sono diventati tutti fantasmi? Hanno cambiato partito? No, non hanno cambiato partito, ma qualcuno ha cambiato il loro, il nostro, partito. Fini chiede un cambio di rotta alla nave. Io chiedo una virata indietro di 15 anni, un riordino della ciurma e lo scarico di molta zavorra che appesantisce il viaggio. Berlusconi è il capitano, ma senza abili comandanti di vascello, mozzi, timonieri, o semplici rematori, rischiamo di andare contro gli scogli. La Democrazia Cristiana da nave si trasformò in Balena; il Pdl dimostra che non sa resistere sott'acqua e che in pochi sanno nuotare.
Rifondiamo Forza Italia, rifondiamo quello spirito e facciamo piazza pulita della facce lasciando tornare i volti.
Luciano Silighini Garagnani
Presidente Club FI Modigliani 1994-2009
2 IL CASO PORTOVENERE/1
Brunella Maietta ha ragioni da vendere
Penso che Brunella Maietta di Portovenere abbia ragioni da vendere! Chi ricopre un ruolo per 13 anni e viene ricordato non per ciò che ha fatto ma solo per ciò che non ha fatto significa solo che copriva quel ruolo come quel governatore che in Portogallo pensava di amministrare la ex colonia di GOA, pur essendo stata occupata dagli indiani «de facto»; però il governatore si ostinava a vivere nel «de jure».
Saluti
Mario Lauro
2 IL CASO PORTOVENERE/2
Ma noi nel 2005

appoggiammo il nuovo
Egr. dr. Massimiliano Lussana, prima di tutto i complimenti più sinceri per il bell'articolo su Franco Bonanini ed il Parco.
Nella rubrica «la politica dei lettori», cronaca di Genova del 15 settembre, ho letto, con sobbalzo, la lettera della simpatica ed appassionata sig.ra Brunella Maietta in particolare per quanto riguarda la ricostruzione dei fatti del 2005 che portarono alla vittoria, nelle elezioni amministrative del Comune di Porto Venere, la Lista Civica con candidato a sindaco Salvatore Calcagnini. Brunella infatti dimentica di ricordare che, ad un mese di distanza dalle elezioni citate, un gruppo di moderati si trovò a dover decidere per chi votare nel confronto fra gli storici interpreti dell'Amministrazione portovenerese (DS, Margherita e Socialisti) ed un variegato gruppo della sinistra che portava, con l'entusiasmo dei cittadini che infatti lo premiarono, istanze di cambiamento.
La quasi totalità dei presenti alla riunione, in assenza di una lista di centro-destra (ricordo che coordinatrice di FI era la sig.ra Maietta!!!), decise di appoggiare il nuovo.
Brunella dissentì in maniera clamorosa ed in seguito fu una delle protagoniste principali del fallimento di quella esperienza, a prescindere dalla qualità delle iniziative di quella Amministrazione (ricordo che parliamo di un Comune di 4.000 abitanti).
Per quanto riguarda poi il rimpianto per le ultime elezioni e per l'occasione persa ci chiediamo: ma chi ha sostenuto la sig.

ra Brunella Maietta ?
Grazie per l'ospitalità, buon lavoro.
Sergio Faraguti

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