In preda al panico nel tunnel del metro

Marco Morello

A tutti gli ingressi delle stazioni della metropolitana dovrebbe essere affisso un avviso simile a quelli che si trovano vicino alle attrazioni pericolose dei luna park, un qualcosa che suoni più o meno così: «Il servizio è fortemente sconsigliato ai deboli di cuore, alle donne incinte e agli anziani. La salita sui treni è a vostro rischio e pericolo». Quella che forse potrebbe sembrare una provocazione, con buona probabilità troverà d’accordo le centinaia di passeggeri che ieri sono stati i protagonisti terrorizzati dell’ennesimo giorno nero del trasporto pubblico sotterraneo.
Sulla linea B, intorno alle 14.20, un convoglio in direzione Termini è rimasto bloccato per trenta minuti in galleria tra le stazioni di Colosseo e Cavour a causa di un guasto al sistema frenante. «Ci sono state scene di panico, paura e anche dei malori tra le persone anziane - racconta ancora scosso uno dei presenti -. La metropolitana si è fermata improvvisamente, dopo circa dieci minuti le luci si sono abbassate e anche l’aria condizionata si è spenta. Qualcuno si è anche sentito male, in particolare alcune signore anziane che pativano molto il caldo asfissiante. L’unica cosa che sapevamo era quello che ci veniva detto dagli altoparlanti, e che cioè il treno era rotto e dovevamo essere trainati». L’attesa con il passare dei minuti si è fatta spasmodica, le rassicurazioni non bastavano più. «È stato un incubo - racconta Tiziano, zaino in spalla -. Stavo tornando da scuola con la mia ragazza, per un po’ ci siamo fatti coraggio a vicenda, poi abbiamo cominciato ad avere paura, specialmente per ciò che succedeva intorno a noi. Si moriva di caldo, non si riusciva a respirare, la gente si agitava, non potevamo restare fermi ad aspettare». E così quando la paura ha preso il sopravvento e qualcuno ha iniziato a urlare, sono state aperte le porte usando il dispositivo d’emergenza. In tanti si sono riversati in galleria per raggiungere a piedi la stazione Cavour, quasi completamente al buio e occupando le piccole banchine che costeggiano i cunicoli. Il conducente del convoglio ha fatto di tutto per fermarli, ha lasciato il posto di guida e ha cercato di richiudere le porte per attendere l’intervento dei tecnici, ma non c’è stato verso. In molti non ci hanno visto più e non accettando di essere trattati come topi in gabbia hanno iniziato a insultare pesantemente il macchinista, mentre altri gli hanno persino sputato addosso. «Sono reazioni brutte ma comprensibili - ha commentato a freddo un addetto che ha aiutato il conducente a riportare il treno in stazione -. Noi comunque ci siamo sempre messi dalla parte degli utenti del servizio: alcuni di loro infatti sono stati solidali con il mio collega e hanno anche tentato di difenderlo».
Non è andata meglio nemmeno a chi non se l’è sentita di camminare negli spazi angusti della galleria e ha deciso di rimanere a bordo dei vagoni: lentamente le carrozze si sono riempite di una forte puzza di bruciato, alimentando lo stato d’angoscia generale. L’odore, sempre a detta del macchinista, sarebbe stato provocato dal fumo di sigarette accese nella vettura di coda da alcuni studenti, che «non hanno smesso un attimo di riprendere le scene di panico e i malori con i telefonini». Di certo i viaggiatori in quei momenti non avranno pensato a una spiegazione così rassicurante.
Finalmente, dopo un tempo sembrato eterno, il treno semivuoto è ripartito e ha fatto mestamente il suo ingresso in stazione. Il servizio è ripreso regolarmente alle 14.55 in direzione Rebibbia mentre ha subito rallentamenti in direzione Laurentina nel periodo intercorso tra lo stop iniziale e il ripristino. Poco dopo Met.Ro.

si è affrettata a far sapere con un comunicato che i ritardi nelle operazioni sono dipesi dall’atteggiamento degli utenti, che riversandosi in galleria hanno ostacolato l’intervento tempestivo dei tecnici, impossibilitati a lavorare in condizioni di caos. Pretendere un’attesa ordinata e silenziosa sarebbe stato forse chiedere troppo ai passeggeri, fino a qualche tempo fa soltanto scontenti e ora sempre più spaventati da un servizio che ormai fa acqua da tutte le parti.

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