Il prefetto allerta la polizia: tra 7 giorni tolleranza zero

Con la nuova direttiva europea accattoni e nullafacenti saranno espulsi dal Paese

Persino mettersi in auto per andare a lavoro può trasformarsi in un atto di coraggio. Capita ogni giorno nella città che vuole sicurezza e che si sfoga nella Rete. Come ha fatto Giorgio, milanese, sul blog Milano 2.0: qualche settimana fa ha scritto alla redazione del sito internet per raccontare la sua storia di «ordinaria esasperazione». Un cittadino semplicemente «stanco dell’atteggiamento arrogante e a volte minaccioso di lavavetri e mendicanti che si trovano ai semafori». Rom e non solo. Cronaca di un percorso a ostacoli, tra mano tese in cerca di elemosina e un esercito che si lancia sul cofano dell’auto in arrivo, sperando di ricevere qualche spicciolo in cambio di una spazzolata al parabrezza. Un incontro ravvicinato ogni 3 minuti. È il bollettino della quotidiana battaglia del pendolare lungo la «circonvallazione dei disperati», l’anello stradale diventato centrale di smistamento per chi non ha altra alternativa all’accattonaggio. O ad altri espedienti.
È da qui che partirà il lavoro delle forze dell’ordine per attuare la Direttiva Ue sul diritto dei cittadini comunitari di circolare e soggiornare nel territorio degli Stati membri, in vigore tra una settimana esatta. L’ultimo appiglio per provare ad allontanare quelle presenze che la città non ha la possibilità di assorbire. Il prefetto Gian Valerio Lombardi, a breve Commissario straordinario per l’emergenza, ha allertato i vertici di polizia e carabinieri. L’altro ieri il vicesindaco e assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato, è stato esplicito: «Cominceremo con l’identificare tutti gli accattoni che si trovano agli angoli di strada. La norma europea impone che dopo tre mesi di permanenza in Italia lo straniero dichiari all’Anagrafe di avere le risorse economiche per il sostentamento proprio e dei familiari al seguito. È evidente che chi mendica non le possiede. In tutti questi casi - ha aggiunto De Corato - dovranno trovarsi un lavoro regolare, altrimenti scatterà la segnalazione in Prefettura e quindi il provvedimento di espulsione».
Missione niente affatto agevole in attesa di un chiarimento sugli aspetti operativi, ma una cosa è certa: la politica già si discute l’opportunità di una misura che, almeno sulla carta, mostra il pugno di ferro. Con l’opposizione critica nei confronti dell’amministrazione sui temi della sicurezza e dell’integrazione. La chiave di lettura della responsabile delle Politiche sociali, Mariolina Moioli, è comunque ottimista: «Un passo importante che permetterà finalmente di distinguere tra coloro che sono venuti nella nostra città per integrarsi come parte attiva del tessuto sociale e chi invece vive di illegalità. Milano finora ha saputo accogliere oltre 170.600 immigrati che rispettano le regole. Per gli altri non abbiamo spazio».
In perfetta sintonia con la linea De Corato-Moioli, Carlo Fidanza, consigliere di An. «La nuova legge può costituire lo strumento utile ad allontanare gli irregolari comunitari, come la Bossi-Fini per gli extracomunitari. Così completeremo anche l’opera di controllo e bonifica degli insediamenti nomadi abusivi». A sinistra, Ettore Martinelli (Ds) commenta: «Il vicesindaco fa solo demagogia e confusione. Che siano rom oppure no, si pensi a politiche del lavoro serie per gli immigrati. Milano potrà candidarsi all’Expo solo il giorno in cui spariranno dai marciapiedi i lavavetri, gli accattoni, i bambini sfruttati».

Anche Davide Boni, capodelegazione della Lega al Pirellone e assessore regionale al Territorio, è scettico: «Non serviva una direttiva europea per fare ciò che non si è mai fatto in tanti anni: quando manca la volontà politica di chiudere la porte in faccia ai delinquenti».

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